La Stampa - 04.03.2020

(Barré) #1
FULVIA CAPRARA
ROMA

I


l calcio come specchio in cui
si riflettono anime perse e
anime in bilico, come deto-
natore di dinamiche inter-
personali, come termome-
tro per misurare la tempera-
tura emotiva di un contesto so-
ciale. Argomento in ogni caso
spinoso, perché riguarda una
delle più radicate passioni popo-
lari italiane, il gioco del football,
con i suoi addentellati, la capaci-
tà di riempire vuoti di valori e di
affetti, è un banco di prova adat-
to a registi coraggiosi. Soprattut-
to quando, al posto della chiave
documentaristica, si sceglie
quella del racconto di finzione:
«Più che di calcio vero - spiega
Francesco Lettieri, regista di Ul-
tras - il mio film parla di tribù e di
fede. Il movimento degli ultras è
diverso, cambia in base ai luo-
ghi e agli stadi. A Napoli, sicura-
mente, è legato a un più genera-

le desiderio di riscatto del Sud.
Quello che resta uguale ovun-
que è la necessità di far parte di
un gruppo. Di avere uno sfogo.
Un giorno, mentre parlavo con i
tifosi, qualcuno mi ha detto “pri-
ma c’erano le guerre e chi voleva
combattere andava lì”, oggi ci
sono gli stadi».

Il sottobosco
Il cuore di Ultras (nei cinema il
9, 10 e 11 e, dal 20, su Netflix) bat-
te con quello di Sandro (Aniello
Arena), cinquantenne parteno-
peo, capo degli Apache, il grup-
po con cui ha passato tutta la sua
vita. Quando, colpito da Daspo,
non può più avvicinarsi alla cur-
va, scopre che lontano dagli spal-
ti c’è altro, perfino la possibilità di
innamorarsi di Terry (Antonia
Truppo) e di pensare alla possibi-
lità di una famiglia: «L’idea di fon-
do, nata 3 anni fa, è raccontare la
storia d’amore tra un uomo e la
sua squadra del cuore, nel conte-
sto di un mondo violento».
Un universo di cui fanno par-
te figure come Bartolomeo

(Massimo Ghini), il procurato-
re sportivo abituato a vivere di
imbrogli e piccoli espedienti al
centro della Volta buona, il film
(dal 12 nelle sale) che Vincenzo
Marra ha ambientato a bordo
campo, in quella zona grigia do-
ve i campioni del futuro sono
spesso ragazzini emigrati, pro-
venienti da realtà disagiate, vitti-
me di giochi mille volte più gran-
di loro: «La mia storia - spiega
l’autore - va a esplorare il sotto-
bosco, le categorie inferiori, i cal-
ciatori non ancora adolescenti.
Bartolomeo si occupa di questo
“mercato” di piccole future pro-
messe, da scoprire e rivendere a
tutti i costi, al miglior offerente,
come fossero oggetti».
La preda, stavolta, si chiama
Pablito (Ramiro Garcia), ricor-
da il giovane Maradona ed è
poco più di un bambino, nato
in Uruguay e arrivato in Italia
con «il sogno popolare della
massa, diventare un asso del
calcio». Quando, a causa di un
problema di salute, l’ideale si
spezza, «i suoi sfruttatori sono

pronti a metterlo da parte o,
peggio ancora, a sacrificarlo».
Quasi sempre le storie di
squadre, calciatori e sostenito-
ri hanno un sapore amaro, un
retrogusto che parla di frustra-
zioni e solitudini. Nel ’91 Ric-
ky Tognazzi fotografava, in Ul-
trà, l’ambiente della tifoseria
romanista. Nel 2001 il premio
Oscar Paolo Sorrentino rac-
contava, nell’Uomo in più, i per-
corsi paralleli del cantante di
musica leggera Antonio Pisa-
pia (Toni Servillo) e del suo
omonimo (Andrea Renzi). Illu-
si dalle promesse degli Anni
80 ricchi e scintillanti, i due
precipitano dall’altare alla pol-
vere e, faticosamente, tentano
la strada di una rinascita.

Una corrente di rabbia
Tifosi e goleador sono accomu-
nati dalle dure leggi di uno
sport troppo spesso trasforma-
to in catalizzatore di violenze
e rivalse. Lo hanno racconta-
to, benissimo, i documentari
di Daniele Segre Ragazzi di sta-
dio e Ragazzi di stadio 40 anni
dopo sulle frange più estreme
della tifoseria juventina, ma an-
che Secondo tempo di Fabio Ba-
stianello, girato allo stadio
Olimpico di Torino in presa di-
retta, con un unico ciak di 105
minuti, con lo scopo di dimo-
strare come quello che avviene
sul campo sia marginale rispet-
to al microcosmo dei fan, attra-
versato da una corrente di rab-
bia che con i goal ha poco a che
vedere: «Dal 2000 - osserva Let-
tieri - l’ambiente degli ultras è
molto più cupo e violento. Il mo-
vimento è stato represso e oggi
è in fase di grande crisi». —
In alto, una scena di Ultras. Sopra, Ghini e Montanari in La volta buona © RIPRODUZIONE RISERVATA

I film di Lettieri e Marra, storie di tifoserie e giovani promesse

Le anime del calcio

In “Ultras” le tribù e la fede


Imbrogli nella “Volta buona”


ANTEPRIMA


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corpo non conservasse
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role povere, ciò significa
che ogni grammo di car-
boidrati, grassi e co. che
assumiamo in eccesso
viene immagazzinato
sottoforma di deposito
su addome, fianchi e
fondoschiena. Per eli-
minare questi depositi
adiposi, spesso ci sfor-
ziamo molto, ma senza
successo. Perché suc-
cede questo? Perché
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metabolismo.

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nostro corpo trasforma
i carboidrati in eccesso
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accumulato nel tessu-
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22 LASTAMPAMERCOLEDÌ4 MARZO 2020


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