La Stampa - 04.03.2020

(Barré) #1

LA STORIA/1


REPORTERS


GUIDO GOBINO


MAESTRO DEL CIOCCOLATO


“I nostri magazzini
sono pieni di praline
ma stanno bloccando
le esportazioni”

LA STORIA/2


REPORTERS


SERGIO MOMO


CEO DI XERJOFF


“Colpito il turismo
e poi il lusso
Resistiamo grazie
alle vendite online”

LA STORIA/3


REPORTERS


PAOLO DAMILANO


IMPRENDITORE FOOD & BEVERAGE


“Per ripartire
serviranno incentivi
alle industrie
e al commercio”

LA STORIA/4


REPORTERS


MARCO BOGLIONE


PRESIDENTE DI BASICNET


“Rallentiamo a Milano
e nelle zone rosse
Ma il nostro business
per ora resiste”

«La situazione è drammati-
ca e confusa. Attualmente
le esportazioni cominciano
a essere bloccate. Lunedì il
Kwait ha chiuso i porti all’I-
talia e per noi è un grosso
danno. Abbiamo un cliente
in quel Paese che ha cancel-
lato un ordine importante e
speriamo che provvedimen-
ti analoghi non vengano
presi anche da nazioni vici-
ne». È molto preoccupato
Guido Gobino. Il maestro
cioccolatiere torinese rac-
conta di avere i magazzini
pieni di praline pronte per il
mercato mediorientale in
vista del Ramadan, ma i ri-


schi che non si riesca a far
partire la merce sono forti.
«Emirati Arabi, Arabia
Saudita, sono aeree impor-
tanti in queste settimane
per il nostro fatturato. E poi
c’è incertezza sia per gli Usa
sia per l’Europa. Quello che
è successo alle merci cinesi
e ai cinesi, bloccati per i ti-
mori di contagi, oggi avvie-
ne per il made in Italy» ag-
giunge. Presto per fare i cal-
coli sull'export ma, ribadi-
sce Gobino, «abbiamo i ma-
gazzini pieni e non sappia-
mo cosa riusciremo a conse-
gnare, perché dovrebbero
partire in questi giorni». Poi

c’è il mercato italiano che è
un’altra nota dolente.
«Clienti italiani che aveva-
no ordinato uova di Pasqua
ci hanno chiesto di aspetta-
re per le consegne, c’è crisi
tra i commercianti. Il no-
stro negozio a Torino ha
perso il 50% del fatturato, a
Milano l'80% e quindi stia-
mo valutando di chiudere
dei giorni a settimana. Si
sta inchiodando un Paese».
Ultima beffa è stata una
consegna saltata. «Abbia-
mo avuto dei ritardi nella
consegna di materia prima,
del cacao che sarebbe dovu-
to arrivare da Rotterdam
proveniente dal Centro
America. I trasportatori
non volevano venire in Ita-
lia a consegnarci il prodotto
e quindi abbiamo dovuto in-
terrompere la lavorazione
del cacao. Per quanto po-
tremmo andare avanti in
questa situazione? - si chie-
de Gobino - L’Italia è ferma
e anche l’estero sta ceden-
do». C. LUI. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Prima il turismo, poi an-
che il lusso. Il coronavirus si
sta abbattendo su due dei
settori più importanti dell’e-
conomia italiana. Sicura-
mente monitoriamo le evo-
luzioni della vicenda». A
spiegarlo è Sergio Momo,
Ceo e direttore creativo del
marchio torinese di profu-
mi di lusso Xerjoff, gruppo
che vanta 14 anni di storia
nel settore e la presenza in
oltre 60 mercati al mondo.
«Per le aziende italiane co-
me la nostra, vale il discor-
so secondo il quale l’export
e l’internazionalizzazione
sono le parole chiave per ri-

manere competitivi e i mer-
cati esteri continuano ad es-
sere i driver principali per
le eccellenze del made in
Italy. In questi giorni leggia-
mo che questo sarà l’anno
nero del lusso. Ad oggi noi
non abbiamo registrato ri-
percussioni sulle vendite in
nessuno dei nostri canali,
quindi siamo positivi su
questo fronte» aggiunge
Momo. Anche se, sottoli-
nea, «ovviamente è presto
per tirare le somme, la situa-
zione si evolve in maniera
repentina e gli effetti li ve-
dremo alla fine del primo se-
mestre».

Aiuta la diffusione delle
vendite online «che ha sicu-
ramente porta vantaggio
sul nostro giro di affari in
questo momento storico,
grazie al fatto che la richie-
sta di prodotti di lusso è
contraddistinta da una cer-
ta inflessibilità alle variabi-
li esterne». Per Momo un al-
tro elemento di attenzione
è che «parte del nostro busi-
ness è costituito dal cosid-
detto travel retail, cioè dal-
la vendita negli spazi com-
merciali all’interno dei du-
ty free e il forte calo dei pas-
seggeri presenti negli aero-
porti va ad influire inevita-
bilmente su questo seg-
mento».
Fortuna che «il mercato
del lusso si rivolge a consu-
matori sensibili e attenti
che tendono ad analizzare
ogni aspetto relativo all’ac-
quisto del prodotto, per que-
sto motivo difficilmente i
nostri clienti si lasciano con-
dizionare da un sentimento
negativo diffuso». C. LUI. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Non abbiamo ancora ri-
scontri negativi per le espor-
tazioni, ma temo si possa ge-
nerare la psicosi nei con-
fronti dei prodotti italiani
così come si è generata per i
prodotti in arrivo dalla Ci-
na». Paolo Damilano, im-
prenditore del food and be-
verage che esporta i suoi vi-
ni dalle Langhe in tutto il
mondo, è preoccupato che
nei Paesi esteri non si com-
pri più il Barolo soltanto per-
ché proveniente dalla no-
stra nazione, erroneamen-
te percepita in questo mo-
mento come poco sicura.
Damilano gestisce con il fra-


tello Mario e il cugino Gui-
do la cantina di famiglia a
La Morra, dove da quattro
generazioni vengono im-
bottigliati tutti i vitigni di ec-
cellenza delle Langhe tra
cui nebbiolo, barbera, dol-
cetto e Arneis.
«Sarebbe una reazione to-
talmente irrazionale, quin-
di spero proprio non si veri-
fichi nulla del genere. Intan-
to credo che le autorità stia-
no facendo tutto il possibile
per tutelare la salute dei cit-
tadini e nello stesso tempo
bisognerà essere pronti con
un piano di incentivi per le
industrie e il commercio,

per far ripartire tutti i setto-
ri economici quando la si-
tuazione sarà risolta» ag-
giunge l’imprenditore, spa-
ventato soprattutto in que-
sti giorni per le reazioni di
chiusura che arrivano dagli
Usa. «È il nostro mercato
più importante per l’export


  • spiega Damilano - nel caso
    si fermasse le ripercussioni
    potrebbero essere molto pe-
    santi. Diversa, invece, l’in-
    fluenza del mercato cinese
    e di quello asiatico in gene-
    rale, che per noi non è mai
    stato così importante. Co-
    munque dall’Oriente è tut-
    to fermo».
    Attenzione alta anche a
    cosa succede in Europa.
    «Nel caso si diffondesse il
    contagio l’Italia non sareb-
    be più l’unica nazione sorve-
    gliata, ma si rischierebbero
    conseguenze economiche
    serie a livello continentale.
    Solo fino a dieci giorni fa
    chi avrebbe mai immagina-
    to potesse succedere tutto
    questo?». C. LUI. —
    © RIPRODUZIONE RISERVATA


«A oggi sentiamo qualche ral-
lentamento delle vendite so-
prattutto per Milano e le zo-
ne rosse, ma nell’economia
generale dell’azienda non so-
no poi così significative. Per
quanto riguarda l’aspetto in-
dustriale, le nostre produzio-
ni in Cina hanno ripreso del
tutto. Quello che succederà
in futuro non lo sappiamo e
non riusciamo a prevedere
quelle che potranno essere le
conseguenze sull’economia
globale. E di conseguenza
sul bilancio della singola
azienda». Lo spiega Marco
Boglione, fondatore e presi-
dente di BasicNet, primo

marketplace nel settore
dell’abbigliamento, proprie-
tario dei marchi Kappa, Ro-
be di Kappa, Jesus Jeans,
K-Way, Superga, Briko e Se-
bago, che hanno 130 merca-
ti di riferimento in cinque
continenti.
«La Cina si sta riorganiz-
zando. Ci agevola il nostro
modello di business, un mar-
ketplace con tantissime
aziende di produzione e di-
stribuzione indipendenti in
tutto il mondo. Sembra sia
pensato proprio per reagire
ai momenti di criticità, ma
siamo i primi ad ammettere
che non sappiamo quali po-

trebbero essere le conseguen-
ze al perdurare o forse anche
al peggiorare della situazio-
ne» dice Boglione. Per l’im-
prenditore «nessun modello
di business e nessuna forza fi-
nanziaria sarebbe in grado di
resistere allo tsunami che po-
trebbe manifestarsi se la si-
tuazione non cambiasse in
tempi ragionevoli». Percezio-
ni negative arrivano anche
dagli Usa, dove la sospensio-
ne di voli e le limitazioni per
gli italiani che devono recar-
si in questa nazione sono «se-
gnali pessimi».
«Ma se la situazione rien-
tra, e un lasso di tempo ragio-
nevole potrebbe essere un
mese, allora possiamo consi-
deralo come un incidente di
percorso digeribile. Smart
working e video conferenze
avranno sopperito a questa
contingenza. Poi, se non rien-
tra, sinceramente non so co-
sa potrà accadere. Di certo
non si può dire che non ci sa-
ranno pesanti ripercussio-
ni». C. LUI. —
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BERNARDO BASILICI MENINI
CLAUDIA LUISE


Per le circa 80 mila imprese
registrate a Torino la buona
notizia – che si traduce in una
boccata d’ossigeno, certa-
mente non decisiva ma nem-
meno da sottovalutare in que-
sto momento – è arrivata ieri
pomeriggio, quando la sinda-
ca Chiara Appendino ha in-
cassato il via libera di tutti i
capigruppo a Palazzo Civico,
concordi nel sostenere la de-
cisione di rinviare le rate di
acconto della Tari, la tassa ri-
fiuti, per alleggerire la pres-
sione su chi sta facendo i con-


ti con il coronavirus.
L’imposta pesa per poco
più di 100 milioni l’anno su
tutte le attività – aziende, ne-
gozi, artigiani, ristoranti,
bar, uffici, servizi, mercati –
ed è suddivisa in cinque rate:
tre di acconto e due di saldo.
Entro metà luglio le imprese
dovrebbero pagare una som-
ma pari all’85% di quanto ver-
sato nel 2019. Circa 85-90 mi-
lioni, dunque, che il Comune
ha deciso di congelare in buo-
na parte posticipando le rate
che scadevano il 16 marzo e
il 15 maggio.
È il primo segnale che Palaz-

zo Civico hanno voluto dare
al mondo dell’impresa, dura-
mente provato dalle ricadute
del Covid-19 sull’economia,
dopo l’incontro di lunedì con
la Regione in cui sono state va-
lutate altre misure come la so-
spensione delle rate dei mu-
tui e l’utilizzo di 50 milioni del
piano per la competitività. Og-
gi il presidente Alberto Cirio
presenterà al governo un do-
cumento in sedici punti con al-
trettante richieste: l’estensio-
ne anche al Piemonte delle mi-
sure per le zone rosse, lo stato
di calamità per emergenza
economica conseguente a

quella sanitaria. Un intero ca-
pitolo riguarda la cassa inte-
grazione in deroga, ma anche
l’azzeramento dei cosiddetti
“contatori” per far ripartire gli
ammortizzatori sociali. «Mol-
te imprese l’hanno esaurito, è
necessario un provvedimento
strutturale per riaprire l’acces-
so», spiega l’assessore alle At-
tività produttive Andrea Tron-
zano. Gli ultimi quattro punti
riguardano il turismo.
Le imprese per ora salutano
la mossa del Comune: è «un
primo segnale concreto che
va nella giusta direzione», co-
me dice Giancarlo Banchieri,

presidente di Confesercenti,
«perché può alleviare almeno
in parte la crisi di liquidità che
si trovano ad affrontare le
aziende». «Decisione oppor-
tuna e tempestiva», la defini-
sce il presidente di Api Corra-
do Alberto. «La sindaca ha in-
terpretato il momento tragi-
co per le nostre aziende», af-
ferma la presidente dell’A-
scom, Maria Luisa Coppa.
Cna Torino con il suo segreta-
rio Paolo Alberti chiede che
«si assumano analoghe deci-
sioni in tutti i comuni della
Città metropolitana». –
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Il Comune sospende la Tari alle imprese


Rinviate le prime due rate di 80 mila attività. La Regione a Roma: 16 misure per rilanciare l’economia


IL CORONAVIRUS


90


L’acconto della Tari
per le imprese di Torino
vale tra 85 e 90 milioni
e sarà rinviato

LE VOCI


MERCOLEDÌ 4 MARZO 2020LASTAMPA 37


CRONACA DI TORINO


R T1 PR

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