La Stampa - 04.03.2020

(Barré) #1
Un gruppo di migranti in marcia nei pressi del confine tra Pazarkule (Turchia) e Kastanies (Grecia)

L’abbraccio tra il premier greco Mitsotakis e Ursula von der Leyen

REUTERS/LEONHARD FOEGER


Migliaia di profughi si ammassano al confine. Von der Leyen ringrazia Atene


L’Ue avvisa Erdogan

“La frontiera greca

scudo dell’Europa”

EPA/DIMITRIS TOSIDIS


GIORDANO STABILE
INVIATO A BEIRUT

L’


ultima speranza è il
conteggio dei voti
dei militari, che anco-
ra procede. Benja-
min Netanyahu ha battuto
Benny Gantz, certo, una «vitto-
ria senza precedenti», come
ha proclamato con un certo
trionfalismo nella notte eletto-
rale. Ma ha mancato per la ter-
za volta l’asticella dei 61 seggi
alla Knesset, la boa di salvatag-
gio, la differenza fra passare al-
la storia come il premier più
duraturo nella storia di Israele
o finire nell’umiliazione di una
condanna per corruzione. Con
4,2 milioni di voti contati, il 98
per cento del totale, ieri sera il
blocco di centrodestra era fer-

mo a 58 seggi. Ma i 150 mila
suffragi espressi dai soldati,
che per tradizione sostengono
destra e Likud, possono anco-
ra dargli un seggio in più e tra-
sformare la vittoria in trionfo.
È una speranza esile e King Bi-
bi si prepara ad altre settima-
ne, o mesi, di battaglia per riu-
scire a formare un governo sot-
to la sua guida. Ma è in una po-
sizione più forte rispetto allo
scorso settembre. Un combat-
tente che «non muore mai».
Oggi o domani lo spoglio do-
vrebbe terminare. Il blocco di
centrosinistra è a 55 seggi,
compresi i 16 della Lista unita
araba, al suo miglior risultato
di sempre. In bilico fra 6 e 7 seg-
gi ci sono Yamina, alleato di
Netanyahu, e il Labour-Gere-
sh-Meretz, schierato con Gan-
tz. Se Yamina si prende il seg-
gio in bilico, il centrodestra sa-

lirà di nuovo almeno a 59. Per
vincere un seggio ci vogliono
in media 36 mila voti, e i due
partiti in competizione sono di-
visi da meno di 20 mila. Per
questo il conteggio dei voti mi-
litari è così importante. Se pe-
rò Netanyahu non ce la farà, è
pronto il piano B, in stile molto
italiano. E cioè convincere due
o tre deputati a passare con il
centrodestra. Nel mirino ci so-
no eletti di Yisrael Beitneinu,
ex alleato del primo ministro,
di Meretz, e persino del partito
di Gantz, Kahol Lavan. Qualcu-
no «potrebbe preferire come
premio un bel posto di amba-
sciatore all’Onu invece che va-
gare nei corridoi di una Knes-
set senza maggioranza», fan-
no trapelare i consiglieri di Ne-
tanyahu.
L’alternativa è un corteggia-
mento dello stesso Lieber-

man, per la terza volta ago del-
la bilancia con 7 seggi. Ieri ha
detto che è pronto a «fornire
un vittoria decisiva», nell’inte-
resse nazionale s’intende, «a
entrambi gli schieramenti».
Cioè anche all’ex alleato Neta-
nyahu, diventato il suo più fe-
roce nemico dopo la rottura
di un anno fa. Lieberman ha
messo soltanto un veto, la par-
tecipazione a un governo con
i partiti arabi, anche sotto for-
ma di appoggio esterno. E
questo riduce le possibilità di
Gantz. Il generale non può for-
mare una sua maggioranza e
a questo punto spera nei giudi-
ci. Ieri ha sottolineato come il
17 marzo comincia il proces-
so a Netanyahu. Saranno due
settimane di fuoco anche per
un combattente che «non
muore mai». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Con il conteggio dei voti ancora in corso il premier non ha raggiunto la maggioranza per diventare il leader più longevo di Israele

L’ultima battaglia di Netanyahu a tre seggi dalla storia


Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu

FRANCESCA PACI
INVIATA A KASTANIES

I


l più giovane, partito
dall’Afghanistan un anno
fa, siede sul marciapiede
con le mani sulla testa av-
volta nella sciarpa. L’altro,
originario di Dakar, ha corso
senza fiato con il compagno
conosciuto sabato al confine
turco per ritrovarsi anche lui
qui, all’ombra di una volante
greca, l’alba di un sogno per-
duto negli occhiali a specchio
del poliziotto che registra no-

me, nazionalità, numero di
matricola per la direttissima
al vicino centro di riconosci-
mento di Fylakia: container e
filo spinato, l’anticamera
dell’espulsione.
Nel giorno in cui Bruxelles
manda i suoi massimi rappre-
sentanti a sostenere la Grecia
sfidata da Erdogan con una
montata di migranti, a Kasta-
nies è caccia aperta. La foschia
del mattino illude i pochissimi
che violano la frontiera milita-
rizzata e schizzano come om-
bre attraverso la statale o lun-
go i binari diretti a Salonicco.
Il bilancio serale del governo è

di 1500 respingimenti (27 mi-
la da sabato), 32 arresti per in-
gresso illegale (218 da saba-
to), una cinquantina di multe
salatissime. Più, balsamo di
poco valore per un popolo di-
silluso, la promessa che Atene
non sarà lasciata sola.
«Questa è una sfida euro-
pea, chi vorrebbe dividerci re-
sterà deluso» afferma la presi-
dente della Commissione Ur-
sula von der Leyen nella sagre-
stia della chiesa ortodossa di
Kastanies zeppa di giornalisti,
con i locali che annotano a
denti serrati il rigraziamento
alla Grecia «scudo d’Europa».

Parole taglienti. «Urge una ri-
distribuzione equa dei migran-
ti a partire dai minori non ac-
compagnati» addolcisce il nu-
mero uno del Parlamento Da-
vid Sassoli dopo la visita alla
frontiera oltre cui è ammassa-
to un esercito di pronti a tutto,
ma avverte: «Ankara deve ri-

spettare l’accordo con l’Ue. Se-
condo il ministro dell’interno
turco Soylu, che denuncia la
propria impotenza a fermare
l’onda umana e invoca la Nato
sul fronte di Idlib (dove l’offen-
siva russo-siriana spinge alla
fuga un milione di persone), si
sono messi in marcia in 130
mila. Le cifre della portavoce
locale dell Unhcr Styliani Na-
nou sono minori ma l’emer-
genza è reale: «Parliamo di 20
mila persone affluite lungo
tutta la frontiera, comprese le
isole, dove da venerdì gli sbar-
chi quotidiani sono cresciuti
quattro volte tanto. La Grecia
ha bisogno di aiuto perché la
solidarietà popolare che fino-
ra l’ha contraddistinta non è
scontata». Da Lesbo giunge la
notizia che gli attivisti di
estrema destra bloccano la
strada per il campo di Moria
agli ultimi approdati mentre
la clinica di Medici senza
Frontiere è rimasta chiusa
per motivi di sicurezza.
A dieci minuti di macchina
da Kastanies, il villaggio di Ma-
rasia, un centinaio di anime af-
facciate sul fiume Evros e la bo-
scaglia turca, riflette il falso
mito della coesione europea.
Sulla veranda dell’unica taver-
na i settantenni Dimitri, Gre-
gorius e Panagulis annaffiano
i cetrioli con sorsate di Tzipu-
ro e ricordano i fantasmi emer-
si dalle acque pattugliate dai
blindati: «Due notti fa ne sono
usciti 15, erano afgani, trema-
vano come foglie, li hanno ar-
restati subito». Fanno pena,
ammettono, ma ognuno ha i
suoi problemi e qui la povertà
trasuda dalle case modeste
abitate esclusivamente da an-
ziani: «Dormiamo tutti con
un’arma sotto il cuscino, sia-
mo i difensori della patria in
servizio permanente». C’è sta-
to un tempo in cui si accapi-
gliavano tra destra e sinistra,
adesso va bene il premier Mi-
tsotakis, l’uomo forte che tie-
ne testa ai turchi ma anche a
Bruxelles ringraziando per il
promesso aiuto di Frontex ma
ribadendo tolleranza zero,
perché il suo dovere è proteg-
gere la sovranità del Paese. Er-
dogan ascolta e si prepara a ve-
dere Putin. —
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1.


I respingimenti
al confine ieri secondo
il governo di Atene;
32 gli arresti

IL CASO


LA CRISI DEI MIGRANTI


AP / ODED BALILTY


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