Internazionale - 28.02.2020

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Economia e lavoro


L’

Argentina ha finito i soldi.
Quest’anno il governo di Buenos
Aires dovrebbe pagare debiti per
21 miliardi di dollari. Anche se le
agenzie di rating internazionali non hanno
ancora mostrato ufficialmente il pollice
verso, si parla già di insolvenza. “Il paese
non può sostenere un debito simile. È es-
senziale che sia alleggerito”, ha detto il mi-
nistro delle finanze argentino Martín
Guzmán.
Lo ha confermato anche il Fondo mo-
netario internazionale (Fmi). Il 19 febbraio
l’istituto ha ammesso per la prima volta
che il debito argentino non è “sostenibile”.
Reperire le risorse finanziarie necessarie
per rimborsarlo sarebbe impossibile “sia
economicamente sia politicamente”. E so-
lo la rinuncia dei creditori privati a “un
contributo significativo” potrebbe sbloc-

care la situazione, ha aggiunto l’Fmi. Il de-
bito pubblico dell’Argentina è di circa 310
miliardi di dollari, pari al 90 per cento del
pil nazionale. La quota di debito in posses-
so di creditori privati è di 191 miliardi di
dollari. Secondo il quotidiano economico
argentino El Cronista, i quattro maggiori
creditori privati sono il fondo d’investi-
mento Pimco, che appartiene al gruppo
assicurativo tedesco Allianz, e i fondi sta-
tunitensi Franklin, BlackRock e Fidelity.
Insieme detengono titoli di stato per circa
25 miliardi di dollari.

Linea di credito
L’apprensione dell’Fmi non sorprende.
Quasi due anni fa l’Argentina era sull’orlo
dell’insolvenza, quando l’allora presidente
Mauricio Macri fu costretto a chiedere aiu-
to al fondo. In tempi record fu accordata al
paese una linea di credito senza preceden-
ti, pari a 57 miliardi di dollari. L’Fmi non
aveva mai concesso un prestito così alto.
L’istituto pose come condizione fonda-
mentale la riduzione del deficit di bilancio,
senza chiedere tagli drastici alla spesa so-
ciale. Da allora sono stati trasferiti all’Ar-
gentina 44 miliardi di dollari. Nonostante
la sua retorica, il nuovo governo argentino

del presidente Alberto Fernández si attie-
ne alle linee guida dell’Fmi e taglia, co-
stantemente ma in silenzio, la spesa pub-
blica. Tra le altre cose, Buenos Aires ha
congelato un aumento delle pensioni già
approvato in precedenza, ha bloccato le
assunzioni dei dipendenti pubblici e ha de-
ciso di dimezzare il trattamento di fine rap-
porto dovuto ai dipendenti dello stato li-
cenziati. Le proteste contro queste misure
restano marginali, per la gioia della lobby
finanziaria. Fernández ha fatto più di
quanto Macri avrebbe mai potuto ottene-
re, si dice.
“Ho dato il mio sostegno al ministro
delle finanze Martín Guzmán e al presi-
dente Alberto Fernández nei loro sforzi
per stabilizzare l’economia e combattere la
povertà”, ha dichiarato Kristalina Georgie-
va, la direttrice dell’Fmi, dopo un incontro
con Guzmán avvenuto il 22 febbraio a mar-
gine del vertice dei paesi del G20 in Arabia
Saudita. Tuttavia, non si sa quale potrebbe
essere l’entità del taglio del debito soste-
nuto dal fondo. Finora, alle domande che
chiedevano numeri più precisi, Guzmán
ha sempre risposto con espressioni cripti-
che e formule accademiche.
Un primo test c’è stato comunque qual-
che settimana fa nella provincia di Buenos
Aires, dove il governatore Axel Kicillof ha
fatto ai creditori della sua amministrazio-
ne un’offerta di ristrutturazione del debito
che prevedeva tagli sostanziali. Ma la pro-
posta di Kicillof, ministro dell’economia
sotto la presidente Cristina Kirchner, è mi-
seramente fallita e alla fine il governatore
ha rimborsato tutta la somma dovuta. Per
farlo, ha posticipato un aumento degli sti-
pendi già concordato con gli insegnanti
provinciali. I potenti sindacati degli inse-
gnanti hanno ingoiato il rospo. u nv

L’Argentina è di nuovo


insolvente


Nonostante il recente prestito
del Fondo monetario
internazionale, i conti del paese
sudamericano sono in dissesto.
A Buenos Aires serve un altro
taglio del debito pubblico

Jürgen Vogt, Die Tageszeitung, Germania


SPENCER PLATT (GETTY)


Buenos Aires, Argentina

u Negli ultimi sei mesi il peso argentino si è
svalutato del 40 per cento, i tassi d’interesse sui
titoli del debito pubblico sono aumentati dell’11
per cento e più, le riserve monetarie si sono
ridotte di due terzi, mentre il pil continua a
calare. Tutto questo ha fatto aumentare il
rapporto tra debito pubblico e pil fino al 90 per
cento, il 13 per cento in più rispetto al luglio del


  1. Il governo argentino si propone di
    presentare un’offerta di ristrutturazione del
    debito il 15 marzo, e spera di raggiungere un
    accordo il 31 marzo. Mediapart


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