Internazionale - 28.02.2020

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UNIONE EUROPEA


Nuovi piani


digitali


Il 19 febbraio la commissione
europea ha presentato il suo li-
bro bianco sull’intelligenza arti-
ficiale insieme a un piano per il
mercato interno dei dati digitali,
con proposte per un loro uso tra-
sparente, scrive la Neue Zür-
cher Zeitung. “Nei prossimi
dieci anni l’Unione europea in-
vestirà circa duecento miliardi
di euro in queste tecnologie”,
ma i sistemi di intelligenza arti-
ficiale dovranno rispettare de-
terminati criteri. “Le aziende,
per esempio, dovranno garanti-
re che i loro algoritmi non sono
costruiti con dati sbagliati e che
rispettano i valore e le regole
dell’Unione”. Inoltre dovranno
documentare “il modo in cui
l’algoritmo è programmato e
sviluppato, e con quali dati vie-
ne alimentato”. Bruxelles si pro-
pone anche la creazione di “un
mercato interno dei dati digitali,
esclusi quelli personali, a cui
possa partecipare il numero più
alto possibile di operatori”.


POLONIA


Ritorno


a casa


“Per la prima volta da decenni il
numero di polacchi che torna a
casa dall’estero è più alto di
quello che emigra”, scrive la
Frankfurter Allgemeine Zei-
tung. “Oggi vivono all’estero
circa 2,5 milioni di polacchi. Ma
secondo l’ufficio statistico po-
lacco, nel 2018 questo numero è
diminuito di 85mila unità”. Il
merito è del buon andamento
dell’economia, sottolinea il quo-
tidiano tedesco: “Nel 2019 il pil
polacco è cresciuto del 4 per
cento, e l’anno precedente era
aumentato del 5 per cento. Il
tasso di disoccupazione è al 3,8
per cento, ben al di sotto della
media dell’Unione europea. In
alcuni settori c’è perfino una ca-
renza di manodopera”.


BANCA MONDIALE
Gli aiuti
ai paradisi

Il versamento degli aiuti ai paesi
poveri coincide con un aumento
dei capitali che da questi paesi si
spostano verso i paradisi fiscali.
A questa conclusione è arrivato
uno studio presentato il 18 feb-
braio da Bob Rijkers, economi-
sta della Banca mondiale. In so-
stanza, spiega Le Monde, il so-
stegno ai paesi più bisognosi
viene in parte dirottato verso i
centri off shore. “Secondo lo stu-
dio, il tasso di fuga degli aiuti è
pari in media al 7,5 per cento”.
La ricerca non è stata molto ap-
prezzata dai vertici della Banca
mondiale. Il lavoro infatti risale
al 2019 e nella versione origina-
ria sosteneva che gli aiuti fosse-
ro “la causa” dei trasferimenti
verso i paradisi fiscali. Nella ver-
sione presentata ufficialmente si
parla di “correlazione”.

IN BREVE
Finanza La banca d’affari sta-
tunitense Jp Morgan Chase ha
annunciato che metterà fine ai
prestiti per le attività di estrazio-
ne petrolifera nell’Artico e a
quelli relativi alle miniere di car-
bone. Attualmente l’istituto è il
più grande finanziatore globale
di attività legate ai combustibili
fossili.
Aziende La banca britannica
Hsbc ha annunciato che
quest’anno chiuderà 27 filiali nel
Regno Unito. In precedenza l’i-
stituto aveva presentato un pia-
no di ristrutturazione aziendale
che prevede il licenziamento di
35mila dipendenti entro il 2022.

FABIAN BIMMER (REUTERS/CONTRASTO)

Controlli verdi per la Volkswagen


Herbert Diess (nella foto, a sinistra), l’amministratore delegato della
Volkswagen, ha dichiarato che la casa automobilistica assumerà
“un giovane attivista per il clima” con il compito di analizzare le po-
litiche ambientali dell’azienda, scrive il Financial Times. “Diess
ha ammesso che la Volkswagen si sta muovendo troppo lentamente
nella corsa al lancio di veicoli con motore elettrico”.

Tecnologia


“Nel 2018 nel vocabolario della
Silicon valley è entrato un nuovo
termine: techlash, cioè il rischio di una
rivolta dei consumatori e delle
autorità di vigilanza contro le grandi
aziende tecnologiche”, scrive
l’Economist. “Oggi questa minaccia
sembra debole, anche se i governi
discutono di nuove regole e gli
attivisti protestano per il rispetto della privacy. Negli ultimi
dodici mesi il valore delle azioni delle cinque principali
aziende tecnologiche statunitensi è salito del 52 per cento,
portando il loro valore complessivo a quasi duemila
miliardi di dollari”. Sembrano inarrestabili, osserva il
settimanale, ma dovrebbero tener presente due problemi.
Il primo è che gli investitori potrebbero aver alimentato
una bolla speculativa intorno alle loro azioni: le cinque
aziende costituiscono ormai un quinto del valore delle 500
principali società quotate negli Stati Uniti. Il secondo è che
la loro crescita sostenuta potrebbe provocare
“un’allarmante concentrazione di potere economico e
politico nei paesi ricchi”. ◆

The Economist, Regno Unito


Aziende pericolose


Ambiente


DIEGO MARIOTTINI (EYEEM/GETTY)
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