Corriere della Sera - 02.03.2020

(avery) #1


30 Lunedì2Marzo2020Corriere della Sera


LA TECNOLOGIA CHECIAIUTA


ADAFFRONTAREL’EMERGENZA


CoronavirusSonodueleopportunitàdeldigitalecheilpericolo


dicontagiohasdoganato:illavoroagileeladidatticaadistanza


C’èdaaugurarsichepassatoilmalenonlodimentichiamo


L


atecnologiaèlapiù cara amica
dell’uomo daitempi di Sapiens.
Dalla scoperta del fuoco, sino al-
l’invenzione del digitale, ci ha aiu-
tato sia a sopravvivere sia a vivere
meglio.Einquestitempi bui di
coro navirus, latecnologiaconfer-
ma questo suo potenziale immen-
so, irradiando quotidianamente
l’oscurità delle nostre paure.
Oltre allavelocitàcon cui sicer-
ca di tr ovare una soluzione farma-
cologica, basti pensare alla rileva-
zione puntuale della diffusione
del Covid-19alivello globale. Si
pensi anche al drammaticopro-
blema della quarantena in assen-
za dicanali digitali, che invece
non solo fannocompagnia alle
persone isolateeletengonoco-
stantemente aggiornate sugli svi-
luppi della vicenda, ma permetto-
no lorodiprocacciarsi vivericon
l’aiutodiconoscenticonnessi e
app che gestiscono servizi domi-
ciliari innovativi.
Ma in questa tragicavicenda,
mal gestita politicamente a livello
internazionale, due sono le enor-
mi opportunità dellatecnologia
digitale che il pericolo delconta-
gio ha definitivamente sdoganato:
il lavoroagile, in inglesesmart
working, e la didattica a distanza,
odistance learning.
In verità il movimentodegli
smart workerera già incammino
eafine 2019 se ne stimavano in
Italia 570 milacon un più 20% ri-
spetto all’anno precedente. Ma era
un cammino lentoenon agile a
differenza del nome che si porta
addosso.Un cammino in parte
guardatocon sospetto e ostacola-
to anche da problemi infrastruttu-
rali. In Italia lacopertura dellarete
internetconuna connessione in
download di almeno 30 Mbps ri-
guarda solo il 58% di unità immo-
biliari (in Europa l’80% delle fami-

glie) se poi guardiamo ai dati di
copertura della Nga-Vhcn (Very
High Capacity Networks),ovvero
di connessione notevolmente
maggioredi100Mbps in
download che può raggiungere il
Gbit/s, le percentuali sono ancora
più drammatiche: 12,1 per l’Italia,
58 per l’Europa. Improvvisamente
però la paura delcontagio, o pen-
sando positivo, le azioni necessa-
rie percontenere la diffusione del
virus, ci ha fattodimenticareil
problema della banda larga e ci ha
mostrato la via, dai più illuminati
già intrapresa, di un futuro in cui
la tecnologiaèbenigna, in cui la
tecnologia ci aiuta a vivere meglio,
è più sostenibile, efficace ed effi-
ciente.
Anche il distancelearning era
lentamente avviato. Dopo la sbor-
nia dei Mooc (Massiveonline
opencourses)edei nuovibusi-
ness modelche fanno esclusiva-
menteeducazioneadistanza di
qualche anno fa, ci si stava dimen-
ticando dell’importanza del digi-
tale nella didatticaquandocom-
binatocon l’interazione fisica(in

Bocconi seguiamo questa prassi
già in più del 30% dei nostri inse-
gnamenti). Prima di tutto signifi-
ca liberaretempo ed energie per
le attività d’aula che per ciascuno
studente diventano il momento di
confronto, analisiedibattitocon
il docente e l’intera classe. In digi-
tale portiamo l’informazioneela
conoscenza elementare(quella
che untempo si definivalezione
frontale) che in aula trasformia-
mo inconoscenzacomplessa ed
esperienzaeche consentedico-
struireleabilità individualiele
competenze. Ma il digitale ci per-
mette,esemprepiù ci permette-
rà, di personalizzarel’apprendi-

mento e avvicinarci ai bisogni di-
dattici di ciascuno studente. Con
una razionale segmentazione dei
gruppi, ci si può infatti avvicinare
ai singoli anche in aule medio-
grandiefavorirelosviluppo an-
che dellecosiddettesoft skill– ca-
pacità di ascolto,comunicazione,
empatia–tantofondamentali in
un contesto di lavoro sempre più
globale.
L’epidemia ha avutoilmerito,
inconsapevoleeopportunista, di
spingere aziende, scuole e univer-
sità nelle braccia del lavoro agile e
deldistancelearning. Quello che
dobbiamo ora sperareèche pas-
sato il male non ci dimentichiamo
di quantocaldo e rassicurante sia
questo abbraccio digitale. Combi-
nandolo adeguatamentecon la
fondamentale parte esperienziale
e fisica, che rappresenterà sempre
il naturale alveo dell’essereuma-
no per lavoro e istruzione, cicon-
sentirà di fare un altro passo im-
portante nella storia dell’umanità,
esattamentecome le scoperte che
hannocadenzato l’uomo dalla sua
nascita. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ÈNECESSARIOUN CAMBIO DIPASSO


diEnricoMarro


diGianmarioVerona


SEGUEDALLA PRIMA


A


ltre, piùconsistenti, so-
no stateannunciatee
verranno prese dopo
che ilParlamento, se-
condo il nuovo articolo
81 della Costituzione, avrà autoriz-
zato un aumento del deficit, indi-
spensabile, secondo lo stesso ese-
cutivo,afinanziaregli interventi
di contenimento della crisi e di ri-
lancio dell’economia. Il governo,
prima delcoro navirus, prevedeva
per quest’anno un indebitamento
pari al 2,2% del prodottointerno
lordo, dunque ben sottoiltetto
del 3% previsto dalleregole euro-
pee. Ora bisognerà metterein
conto un aumento del deficit che,
in tutto o in parte, nonverrà con-
teggiatoaifini del rispettodelle
regole, proprio perché dovutoa
cause eccezionali. Ma, anche qui,

converrà procederecon giudizio e
non farsi prendere dal panico.
L’emergenza sanitaria non può
diventare l’alibi per finanziare tut-
to ciò che andrà fatto — e che, sia
chiaro, deveesserefatto—sola-
mentecol ricorso al deficit.Far te-
soro della lezione delcoro navirus
significacoglierel’occasione per
rideterminarelepriorità della
spesa pubblica erecuperare risor-
se dal taglio degli sprechi.Èevi-
dente, per esempio, che bisogne-
rà ragionarediprogrammazione
del sistema sanitario pubblicoin
termini diversi dal passato. Rime-
diando ai gravi erroricompiuti. È
appena ilcaso di ricordare, infatti,
che già prima delcoro navirus
l’Italia avevascoperto, dopo che
per anni si era dettoilcontrario,
di avere una gravecare nza di per-
sonale medico e paramedico (ag-
gravata,va sottolineato, dall’im-
provvida Quota 100), tantoche
conildecretolegge Milleproro-

ghe il governo ha previsto la pos-
sibilità per icamici bianchi dire-
stare al lavoro fino a 70 anni anche
dopo aver superatoi40anni di
servizio.
In questo senso anche il Docu-
mentodieconomiaefinanza di
quest’anno dovrebbe essere diver-
so. Maicome questavolta è infatti
necessario usciredalla «burocra-
zia del Def». Quella procedura che
impone al governo di approvare
entroil10aprile scenarieprevi-
sioni di crescita per quest’anno e

per iprossimi apparepiù inutile
del solito. Già sappiamo che qua-
lunque numeroverrà scritto nelle
caselle del Pil e dei saldi di finanza
pubblica per il 2020-23 sarà quan-
to mai aleatorio. E sarebbe quindi
davverosurreale assisterepoi al
solito tira e mollacon la Commis-
sione europea su questi numeri.
Serve uncambio di passo. In Italia
e in Europa. Le migliori intelligen-
ze vanno impegnatenon tantoa
costruirescenari dicarta, quelli
solitamentecontenuti nel Def ap-
punto, quantoamisurarsiconle
scelte davvero importanti dacom-
piere davanti a unarealtà che ci ri-
chiama all’essenziale. Cambia-
mento climatico, trend demogra-
fici, variabili sanitarie, trameter-
roristichecondizionano ormai le
nostre vite quotidiane più che an-
dareinpensione qualche anno
primaolitigaresull’apertura dei
negozi la domenica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

diPaoloDiStefano


SESURREALE
ÈL’AGGETTIVO
PIÙVIRALE

I


l virus, tra l’altro, ci dà
una lezione sull’uso e
l’abuso degli aggettivi.
Archiviata l’epidemia
daCovid-19, useremo
ancora l’aggettivo «virale»
a cuor leggero per
esprimere l’acme
dell’ebrezza digitale, la
diffusione contagiosa di
una notizia, di un video o
di un post su internet?
Impareremo la sottile
differenza trarealtà
materiale erealtà virtuale?
Improvvisamente, quel che
fino a ieri era lafelicità
raggiunta dell’umanità
cliccante e socializzante
(diventare virale a
beneficio proprio e del
mondo) si èrovesciata in
incubo. Il sospetto è che le
parole, se non vengono
usate con criterio, si
ritorcano contro di noi
(meglio non stuzzicare il
virus che dorme...). Il luogo
comune di questi giorni è
un altro aggettivo di cui
non bisognerebbe
approfittare: «surreale».
Tutto, alla luce della
minaccia del virus, diventa
surreale. La città in
quarantena, la partita a
porte chiuse, la vigilia del
derby d’Italia, gli scaffali
vuoti dei supermercati, il
sabato al mercato deserto.
Tutto irrimediabilmente
«surreale». È surreale per
Salvini che laCamera
discuta di intercettazioni
nonostante l’urgenza del
virus; ma già prima per
Conte era surreale
l’opposizione di Renzi; per
Renzi era surreale la
reazione del governo; per
Meloni l’intesa tra Renzi e
Salvini sarebbe stata
surreale. Se «surreale»,
per lo Zingarelli, è ancora
qualcosa «che evoca e
registra le sensazioni del
subcosciente al di fuori di
ogni controllo esercitato
dallaragione», l’aggettivo,
sganciato dalle
avanguardie artistiche
europee nate tra le due
guerre, è dilagato ovunque,
diventando a sua volta
virale: sinonimo di irreale,
di inverosimile o di
assurdo. Alla fine però è
sempre larealtà a venirci
addosso: il virus che
riempie gli ospedali è molto
reale e tutt’altro che
surreale. Semmai è vero
che a volte produce effetti
che sembrano concepiti dal
genio surrealista di
Magritte o di Dalí, scene
che potrebbero essere
girate da Buñuel, parole
insensate come in certe
strabilianti poesie dadà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

●Ilcorsivodelgiorno


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