Corriere della Sera - 02.03.2020

(avery) #1


32 Lunedì2Marzo2020Corriere della Sera


bondo, il solitario, il senza pa-
tria, è il paesaggio più familia-
re. Dicasa, profondamente ra-
dicato, si dimostra e dichiara
lo scrittore nellaterra del suo
romitaggio, la baia di nessu-
no, lacampagna tra l’Île de
France e la Piccardia percorsa
in lungo in largovagando a
piedi anche per settimane.
E caldo,cordiale, amico, si
rivela dei naufraghi, degli sra-
dicatiotrapiantaticome lui.
Con Manu, il papabile sicario,
il carpentiere arrivato in Fran-
cia dal Nordafrica che gli invia
sultelefoninoisuoi esercizi
di poesia, guarda le partite di
calcio al bancone del bar della
stazione. Con la postina in
pensione, untempo ragazza
dalle gambeforti arrivata dal-
le montagne meridionali per
consegnare lettere in biciclet-
ta nellazona diParigi, siede in
giardino davanti al barbecue.
Con i diseredati, gli immigra-
ti, i disoccupati delvecchio ri-
coverosociale beve vino doz-
zinale direttamentedalcollo
di unabottiglia che sa di fu-
mo. Abbraccia, dopo unacor-
sa in auto, il tassista checanta
al volantecon lui lecanzoni di
Eric Burdon tradotteinfran-
cese. Sorprende anche inso-
spettabili dignitari fuori dal

lorocontesto e dal loro ruolo:
l’agentefinanziario che da-
vantiaunbicchieresogna
«uneviechevaleresque», il
giudiceacaccia deicavalieri
di San Giorgio, i primi funghi
di fine aprile, sullerovine di
Port-Royal-des-Champs. E lui,
il vendicatore, l’angelo della
vendetta, procede imperterri-
toper la sua strada intonando
un inno alla prosecuzione —
«avanti, ancora!» — erestan-
dofedele a una parte che vie-
ne esasperata fino alla paro-
dia.
Ironizza su se stesso, il kil-
ler in abitoDioreBorsalino
sospettoai passanti in mac-
china mentrecammina di
nottesulla linea di mezzeria,
sospetto ai bambini sull’auto-
bus, che lo guardanocon l’in-
transigenteseverità degli in-
nocenti.Etrasformando la
sua crociata in una epopea
delle periferie, in un «epos
dei bambini che dondolano
lontano» sull’altalena, un
«epos degli autobus sostituti-
vi sulla lineaferroviaria», un
epos «dellaterra di nessuno»
infilata in tutti gli interstizi
metropolitani,continua a im-
pugnarelasua spada, sulla
quale ritorna nel finale: final-
mentequella evangelica,
quell’altra, la seconda.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

chevadaPasqua al primo
maggio, sembra sospeso sul
nulla e il viaggiatore solitario,
sottol’occhio dell’aquila gi-
gante cherotea nel cielo, sem-
bra l’ultimo essereumano
sullaterra—quel germoglio
di narrazione fiorisceinuna
selva, lawilderness,laWild-
nische per Handkeilvaga-

LetteraturaNel nuovo libro del Nobel, uscito in tedesco, un vagabondaggio nella terra di nessuno


Un figlio vuole uccidere per vendetta chi ha offeso sua madre


Ma la caccia si trasforma in un’epopea degli ultimi


S


i ergeterribilecome un
angelo giustizieresulla
prima pagina del suo
ultimo libroPeter Han-
dke. Ed è, o sembra, chiaro fin
dallepremesse—iltitolo, la
citazione evangelicaapposta
in epigrafe—che imbraccia
l’arma giusta percombattere
una guerra santa. Impugna
DaszweiteSchwert(«La se-
conda spada»),ovveroquella
che,così narra Luca,capitolo
22,versetti 36-38, gli apostoli
mostraronoaGesù allorché
Egli disse loro: «E chi non ha
spada,venda il mantello e ne
compri una».
Mantelli non se nevedono,
eladivisa che lo scrittoresi
appresta a indossare prima di
partireper la sua missione
nonèesattamentequella di
un soldatoodiuncrociato.
Tuttavia, da solo, davanti allo
specchio, incasa sua, si pre-
paracon la solennità dellace-
lebrazione di un rituale, il rito
di unavestizione.Unabito
Dior, sempre quello, un frivo-
locappello Borsalino, le sue
vecchie, solide,fedelissime
calzature alte fino allacaviglia
—non sono scarponi da

trekking ma ci ha già attraver-
sato a piedi i Pirenei — e una
camicia bianca (più o meno),
stirata (più o meno)con le sue
stesse mani e ornata del rica-
mo di una farfalla che l’autore
— artista anchecon l’ago e il
filo — mette orgogliosamen-
tein evidenza esponendolo
un dito sopra la cintura.
Fasul serio? Mai statocosì
serio. La svagata, scrupolosa
trascuratezza che locontrad-
distingue — si ricorderà laca-
micia sgualcita e rammenda-
taconricami floreali al di-
scorso ufficiale per il Nobel, il
farfallino stortodel frac alla
premiazioneconireali—è
indicedella sua eleganza più
originale, della suafedeltà a
sé stesso, dell’impeccabile se-
rietà di chi sostieneaviso
apertolasua parte.Ascanso
di dubbi egli stesso, nel dietro
le quinteche rappresenta la
scena iniziale dell’ultimo li-
bro, si accosta allo specchio e
si chiede: «È questa la faccia
di unvendicatore?».
Sì, la sua sarà una spedizio-
ne divendetta. C’è, eccome, la
bozza di una storia in questa
«storia di maggio» (così il sot-
totitolo) che, datata aprile-
maggio 2019, dunque scritta
quasi sei mesi prima dell’an-
nuncio del premio Nobel, rac-
contatacome la vicenda di

una «vendetta tardiva», si po-
trebbe leggerecome l’annun-
cio di unavendetta preventiva
lanciata dall’autorecontroi
suoi critici e detrattori. Certo
è che, non nuovoalle polemi-
cheeagli attacchi da parte
della stampa, Handke se leva-
da acercare. Non mette freni
qui—eche ha da perdere
più? — alle sue provocazioni:
fantastica di una storia di vio-
lenza, rivela il suovolto da as-
sassino — «Per essere un as-
sassino sentivo e sapevo di es-
serenato» —, medita di as-
soldareunsicario, ci prova
anche,con un paio di tipi lo-
schi incontrati piùvolte nelle
taverne o nelle stazioni di pe-
riferia. Ma è un delitto che de-
vecommetterecon le sue ma-
ni, sa, per lavarecon il sangue
l’oltraggiocommesso ai dan-
ni della sua madre sacrosanta.
Sta qui il nucleo, il seme, il
germoglio narrativo della sto-
ria: qualcuno, un giornalista,
unadonna, ardì insinuareen
passantin un articolo che sua
madre, aitempi delReichte-
desco,fosse una simpatizzan-
tenazista. Non è chiaro, trat-
tandosi qui di una fiction let-
teraria, di una «storia di mag-
gio» appunto, se un articolo
del generesia davveromai
uscito. Chiarissimoèinvece
che, incaso, quell’insinuazio-

ne sarebbe stata unacalunnia.
Comunque sia, è per mettersi
sulle traccedi quella donna
che Handke parte dai sobbor-
ghi parigini doverisiede ar-
mato della sua sete divendet-
ta.Poi—con il favoredella
stagione, del clima primaveri-
le, dei giorni divacanza in cui
iltempo, sull’ampio ponte

Handke angelo egiustiziere


diAlessandraIadicicco
L’opera

●Daszweite
Schwert.Eine
Maigeschichte
(«La seconda
spada. Una
storia di
maggio») è il
nuovo libro di
Peter Handke,
uscito il 17
febbraio
in tedesco da
Suhrkamp
(pp. 158,e 20
in Germania;
e20,60 in
Austria: sopra
la copertina). In
italiano uscirà
dall’editore
Guanda alla
fine del 2020.
La traduzione
sarà di
Alessandra
Iadicicco, che
firma l’articolo
di questa
pagina

●Handke
(Griffen,
Austria, 1942)
ha vinto il
Nobel per la
Letteratura


  1. Non
    sono mancate
    polemiche per
    le posizioni filo
    serbe che
    espresse sul
    conflitto nella
    ex Jugoslavia


Dal12marzoeditodaGuanda


Torna «La donna mancina»


M


arianne una mattina decide, senza alcun motivo
apparente, di lasciare il marito Bruno e di
cominciare una nuovavita nella suacasacon il
figlio diottoanni, riprendendo il precedente lavoro di
traduttrice e scegliendo un destino di solitudine. ÈLa
donnamancinadiPeter Handke,romanzo che, apparso nel
1976, è diventato un bestseller; in Italia arrivò nel 1979,
edito da Garzanti nella traduzione di Anna Maria Carpi, e fu
accoltocon grande interesse. Della moderna protagonista,
una donna incercadi sé stessa, scrisse Claudio Magris:
«Una vita pura, essenziale, che brilla nei dettagli minimi».
Il libro viene ora riproposto da Guanda, nella medesima
traduzione (in libreria dal 12 marzo, pagine 138,e16) econ
incopertina un’illustrazione di Lorenzo Mattotti. Dello
scrittore austriaco premio Nobel, Guanda ha in questo
momento incatalogo tredici titoli: dalromanzoIcalabroni
con cui Handke esordì nel 1966 aLaladradifrutta, opera
uscita in Italia, tradotta da Alessandra Iadicicco, l’autunno
scorso e di cui «la Lettura» del «Corriere» ha proposto
un’anteprima nel numero #416 del 17 novembre 2019.

Ladonna
mancinadi
Peter Handke
(traduzione
di Anna Maria
Carpi, Guanda,
pp. 138,e16,
in libreria
dal 12 marzo)

Cultura


Mary Beard (1955), la grande classicista
inglese, docente all’Università di
Cambridge e allaRoyalAcademy Hall,
oltre che nota divulgatrice di culture
antiche attraverso documentaritelevisivi,
è stata «bocciata» da DowningStreet
come fiduciario del British Museum. Il
rifiuto del primo ministro Boris Johnson è
legato alfatto che Beard ha manifestato
più volte posizioni afavore dell’Europa,

espresse anche attraverso i social media.
Dopo questo primo rifiuto, riferisce«The
Guardian» si ritiene che il museo abbia in
programma di prendere in mano la
situazione e nominare ugualmente Mary
Beard, saltando tutte le trafile. Secondo
l’attuale accordo, DowningStreet ha
infatti voce incapitolo sulla nomina dei
25 fiduciari del museo, ma cinque fra
questi possono essere scelti liberamente.

PerilBritishMuseum


«È pro Europa»


Johnson boccia


la classicista


Mary Beard,
65 anni

Peter Handke
in un ritratto
di Sr Garcia

Calunnia
«La donna simpatizzò
con i nazisti». È questa
l’ingiuria da cui
si origina la storia

Itinerario
Dai sobborghi parigini
alla campagna della
Francia settentrionale,
congeniale all’autore
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