Vanity Fair Italia 20170208

(Romina) #1

(^56) I VANITY FAIR 08.02.2017


Per colazione, Drew Barrymore si


prepara un centrifugato di sangue e interio-
ra umane. A pranzo una tartare di fegato.
A metà pomeriggio sgranocchia un pollice
e un indice. La cena è un piede, rimediato
all’obitorio.
Nella serie Tv Santa Clarita Diet, su Netflix
dal 3 febbraio, l’attrice è una zombie o, co-
me suggerisce il vicino di casa secchione,
«morta non morta: detesto la parola zom-
bie, la trovo negativa». È una commedia,
si ride molto a seguire Drew nei panni di
Sheila, sposata con Joel (l’irresistibi-
le Timothy Olyphant), entrambi agen-
ti immobiliari, che vivono con la figlia
adolescente Abbey (Liv Hewson) in
una deliziosa villetta a Santa Clarita,
vicino a Los Angeles. Un giorno Shei-
la si sente male e scopre di non ave-
re più battito cardiaco e soprattutto si
ritrova a bramare la carne umana. Il
marito la aiuta, si mette il poncho di
plastica per non sporcarsi e la accom-
pagna a uccidere (solo persone mal-
vagie: «Il massimo sarebbe un giova-
ne e celibe Hitler», suggerisce lui), lei
mangia i cadaveri di gusto sporcan-
dosi la faccia di sangue e si accorge che la
nuova dieta le procura grande benessere:
più energia, più voglia di vivere, libido al-
le stelle. E però questo regime alimentare,
come è facile immaginare, porta con sé an-
che qualche problema.
Di problemi a girare le scene splatter del-
la serie, Drew Barrymore invece non ne ha
mai avuti. «Non mi faceva senso mangia-
re organi umani, anzi mi dicevo: Vai!», mi
racconta con la sua voce profonda.
Capelli ondulati che cadono su un abito ne-
ro Lafayette a fiori, ai piedi stivali col tac-
co a spillo senza calze. Siamo a Berlino, ha
passato la giornata a parlare di Santa Cla-
rita Diet, eppure non mostra il minimo se-
gno di stanchezza. E vicino a lei non c’è la
solita addetta stampa che ti fulmina con lo
sguardo appena tenti di fare una domanda
vagamente personale.

Drew Barrymore è rilassata e, quando l’ar-
gomento la appassiona, si accovaccia sul-
la poltrona. Forse vuole dare l’impressio-
ne di una che non ha niente da nascondere,
o forse di segreto nella sua vita non c’è mai
stato molto. Dal primo spot di cibo per ani-
mali, girato a undici mesi, e la fama globa-
le e improvvisa con E.T. a 7 anni, fino alla
famiglia messa su con il collezionista d’arte
Will Kopelman — due figlie: Olive, di 4 an-
ni, e Frankie, 2 e mezzo — e la separazione
annunciata lo scorso aprile, a cui è segui-
to il divorzio in agosto. In mezzo, la saga
barrymoriana che è storia: l’infanzia ruba-
ta a lavorare sui set, con la madre Jaid a far-
le da manager e le notti insieme allo Studio
54, le prime sigarette a nove anni, l’alcol a
undici, la marijuana a dodici, la cocaina
a tredici, il primo rehab a quattordici, alla
stessa età un tentativo di suicidio, poi il «di-
vorzio» legalizzato dalla madre, due matri-
moni lampo, la rinascita della carriera, la
sua casa di produzione, i film di successo.
E ora eccoci qua, nella nuova incarnazione
di Drew: la zombie.

Dica la verità: qual è stato il
suo primo pensiero, quando
ha letto la sceneggiatura di
questa storia surreale?
«Ho pensato: oh, cazzo».
Prego?
«Ero furiosa, la storia mi piaceva e non vo-
levo che mi piacesse. Da tanto tempo ave-
vo scelto di fare solo la mamma, e di col-
po quel progetto mi costringeva a tornare
a lavorare».
Che cosa l’ha colpita?
«Ero in un periodo buio della mia vita e
quella sceneggiatura mi faceva ridere, mi
distraeva dai miei problemi. E poi non
avevo voglia di vedere né leggere cose tri-
sti, che parlavano di coppie che litigano o
si sfasciano, e mi è piaciuta subito l’idea di
questa famiglia che fa squadra per fronteg-
giare le difficoltà».

Da sempre lei dice che sul set non recita.
«È un consiglio che mi diede Steven Spiel-
berg ai tempi di E.T.: non recitare, sii te
stessa!».
Che cosa c’è di suo nel personaggio di
Sheila?
«Volevo fare un percorso assieme a lei, che
nel corso della serie cambia pelle. Avevo
toccato il fondo, ero depressa e vulnerabi-
le, e questo si rispecchiava anche nel fisico:
ero molto ingrassata. All’inizio delle ripre-
se pesavo 66 chili e alla fine sono arrivata a
56, mi sentivo meglio nel mio corpo e più
forte nella mente. Ho pensato che avrei po-
tuto acquistare consapevolezza con questo
ruolo, che in effetti mi ha liberata».
Nella serie mangiare le persone la fa stare
meglio.
«Penso che il fatto di uccidere e mangiare
le persone sia una metafora di come una
coppia reagisce di fronte a un grande cam-
biamento. Vivere nel proprio mondo, per-
dere le inibizioni: anche questo incide sul
matrimonio. Quante volte si sentono que-
ste storie che sembrano folli: “Un giorno ci
siamo svegliati e tutto era diverso”. Sì,
succede. E come fai fronte a questa
situazione?».
Già, come si fa?
«Ah, io non sto con nessuno adesso,
quindi non ho di questi problemi: ec-
co la buona notizia. Non ho proprio
idea di come gestire gli uomini. Al
momento le mie figlie mi riempiono
la vita. Cerco solo di essere la miglior
madre possibile».
A quali modelli si rifà co-
me madre? Nella sua auto-
biografia del 2015, Wildflo-
wer, scrive che i suoi genito-
ri le hanno insegnato che co-
sa non fare.
«Be’, sì, i miei sono sta-
ti genitori decisamente po-
co convenzionali, di certo
io faccio la mamma in mo-
do diverso. Nonostante tutto, però, li amo e
li rispetto. Non è che non volessi diventare
come loro: semplicemente non volevo fare
le cose come loro».
Suo padre è scomparso nel 2004. Ha per-
donato lui e sua madre?
«Sì, completamente. Con mia mamma è
successo dopo che ho compiuto 40 anni.
Avevo avuto le bambine, avevo scritto il li-
bro, ero cresciuta tanto. Avevo accumulato
tanta sofferenza, che mi ero trascinata per
tutta la vita».
C’è stato un momento preciso in cui ha ca-
pito che era pronta a perdonarla?

AMORE E SANGUE
Drew Barrymore con
Timothy Olyphant, 48
anni, in Santa Clarita
Diet (10 episodi). Su
Santaclaritadiet.com
c’è la zombie-dieta.

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08.02.2017 VANITY FAIR I 57


«Mia mamma è sempre stata


il mio “pulsante emotivo”.


Sono riuscita a perdonarla


dopo i 40 anni»


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