Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

metafora della sofferenza.
La deformazione del corpo e dell’espressione hanno qui un
significato pittorico: in queste “distorsioni” si può cogliere il tentativo
di esprimere la natura della donna in quanto machine à souffrir, come
lo stesso Picasso avrebbe detto trent’anni più tardi.
Una seconda antitesi dell’uomo seduto – un’altra donna sfaccettata,
espressiva ma non sofferente – è rappresentata dalla Donna con
ventaglio, anch’essa presente sul taccuino di schizzi già menzionato. In
quest’opera è l’armonioso principio di equilibrio interno a tenere
banco: rimandi incrociati, corrispondenze tra forma e ritmo, pacate
sfumature di ocra, toni bianchi e grigi.
Concepito in origine come ritratto di Fernande Olivier, il dipinto
conserva nella sua struttura formale la tranquillità, il nitore classico e il
maestoso portamento del carattere e del tipo fisico del modello. E se
questa immagine raccolta e discreta ci ricorda da un lato una statua
egizia seduta, dall’altro, in senso meno letterale e più profondo, le sue
proporzioni monumentali prefigurano il gigantesco ordine del
cosiddetto stile picassiano classico degli anni Venti. La terza variazione
sul tema della donna seduta proveniente dal citato taccuino della
primavera 1908 diede origine svariati mesi più tardi al dipinto Nudo
con paesaggio (La driade), in cui risulta enfatizzata la natura oscura e
primitiva del sesso. La posa della donna nuda, che nello schizzo
sembra scivolare impotente dalla sedia, nel dipinto appare trasformata
in un gesto minaccioso di aggressività sessuale. Avanzando verso
l’osservatore dal profondo di una foresta, come se emergesse da una
nicchia, la figura viene percepita come incarnazione della cieca e
portentosa Natura assopita, che reca in grembo non solo il potere di
dare la vita, bensì anche un’irrazionale energia distruttiva.
Comunemente noto anche con il titolo La driade, questo nudo
inquietante è più antico delle divinità silvane minori dell’antica Grecia,
è parente delle grandi dee delle più arcaiche mitologie umane.
Qui, infatti, Picasso ha ritratto non una donna, bensì una sorta di
preistorica statua femminile in tutta la sua scultorea crudezza e con le
relative deformazioni selvagge dell’espressione. Allo stesso tempo,
però, si potrebbe sostenere che nella soluzione pittorica Picasso abbia
puntato allo stesso effetto di nudità vistosamente rimarcata che risulta
così stupefacente nella cupa e melanconica oscurità della pittura
religiosa secentesca.

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