Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

1900-1914, tra il diciannovesimo e il trentatreesimo della vita di
Picasso, l’epoca che vide formarsi e sbocciare la sua personalità
originalissima.
Non sussiste alcun dubbio sul significato assoluto di questa fase nella
crescita spirituale e psicologica (come disse Goethe, per creare
qualcosa occorre essere qualcosa); la straordinaria e monolitica
concentrazione cronologica della collezione russa ci consente di
esaminare, sul filo della logica di quel processo interiore, quelle opere
che appartengono al periodo forse meno accessibile dell’attività di
Picasso. Nel 1900, anno a cui risale il più antico tra i dipinti picassiani
della collezione russa, l’infanzia e gli anni di studio in Spagna sono
ormai alle spalle. Eppure, certi punti-cardine dei suoi primi anni di vita
non possono essere ignorati.
Non si può, per esempio, non parlare di Malaga, la città dove Pablo
Ruiz Picasso nacque il 25 ottobre 1881 e trascorse i primi dieci anni
della sua vita. Benché il pittore non l’abbia mai raffigurata, questa città
della costa andalusa fu la culla del suo spirito, la terra della sua
infanzia, il suolo in cui molti dei temi e delle immagini della sua opera
più matura affondano le radici. A Malaga, al museo municipale, vide
per la prima volta un dipinto che ritraeva Ercole e assistette alla prima
corrida, mentre a casa osservava i colombi in amore che erano serviti
da modello per suo padre, un pittore di “quadri da salotto”, come
avrebbe dichiarato lo stesso Picasso.
Il giovane Pablo assimilò tutti questi spunti (si veda, ad esempio,
Colombi) e all’età di otto anni prese pennello e colori a olio per
dipingere una corrida (si veda, ad es., Il picador). Suo padre gli
consentì di dipingere le zampe dei colombi nei propri dipinti, perché il
ragazzo aveva dimostrato di saperlo fare bene e con estrema
cognizione. Aveva un colombo prediletto da cui si rifiutava di
separarsi, e quando fu il momento di cominciare ad andare a scuola
prese l’abitudine di portarlo con sé in una gabbia. La scuola richiedeva
obbedienza: Pablo la detestò e vi si oppose duramente sin dal principio.
E così sarebbe sempre stato: rivolta contro tutto ciò che assomigliava
alla scuola, che conculcava l’originalità e la libertà dell’individuo, che
dettava regole generali, determinava norme, imponeva stili.
Non avrebbe mai accettato di adattarsi al suo ambiente, di tradire se
stesso o, in termini psicologici, di rinunciare al principio di piacere per
quello di realtà. La famiglia Ruiz Picasso non ebbe mai vita

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