Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

La formazione di questo nuovo spirito creativo è accompagnata da un
rinnovamento dei mezzi espressivi stessi e dalla comprensione della
loro purezza e della loro potenza. A poco a poco, il cubismo di Picasso
libera la pittura dalla finzione ottica, per farne un linguaggio plastico
adatto alla creazione delle metafore visuali, per tramutarlo nel
linguaggio della poesia. Le differenze stilistiche (le contraddizioni,
persino) tra le opere dell’autunno 1908 e quelle della primavera 1909,
esaminate in precedenza, rispecchiano la mancanza di qualsiasi
direzione evolutiva negli esordi del cubismo di Picasso (in questo
senso, Braque dimostra una maggiore linearità e coerenza, ma anche un
maggior formalismo). Evidentemente, in questo periodo, il tema
continua a essere l’impulso motivante della sua arte, anche se non
sempre si presta a un’espressione verbale. «Se è vero che i soggetti che
ho voluto trattare hanno suggerito ipotesi interpretative diverse, io non
ho mai avuto esitazioni nell’adottarli.»[94]
L’evoluzione del cubismo di Picasso avrebbe assunto un certo grado
di coerenza e di logica a partire dalle tele completate dopo l’estate
1909, una stagione che l’artista trascorse a Horta de Ebro, dove tornava
dieci anni dopo i giorni più felici della sua giovinezza. A Horta,
Picasso sentì la realtà con tutto il corpo, con tutti i sensi, con la sua
stessa coscienza: la sua arte entrò ancora una volta in contatto con
l’ambiente circostante. Questo contatto, però, si realizzò con l’aiuto
della nuova “ottica” che l’artista utilizza per colorare la sua percezione
in quella terra severa e montagnosa dall’aria pura e gelida e dalle
cubiche strutture disseminate sui pendii rocciosi. Questa “ottica” era di
un purismo straordinario nella sua semplicità e chiarezza.
Escludeva l’accidentale, l’informe e ciò che non era strettamente
indispensabile; metteva ordine nel caos della natura e, al contempo, si
acuiva fino all’estremo in una versione della forma come gioco di
contrasti spaziali, trasformando una scena in un ricco e sfaccettato
panorama organizzato secondo il carattere del soggetto. Sarebbe servita
da base per il vocabolario formale del cubismo. Si osservi, però, che la
definizione del volume per mezzo di una dettagliata sfaccettatura della
forma non deriva da un’analisi preconcetta per sé, bensì piuttosto da
un’attrazione per la realtà profonda di quella terra, con il suo paesaggio
cotto e indurito alla luce impietosa del sole di Spagna. L’integrità di
questo sentimento garantisce ai dipinti eseguiti a Horta de Ebro una

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