Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

piani di colore retrocedenti che, come le fibre di un cesto di vimini, egli
intrecciava a comporre un opera pittorica unitaria, vibrante della
vitalità di forme viventi. Il colore, però, presenta un problema molto
particolare. «Del colore», osserva Braque, «l’unico aspetto per noi
interessante era quello della luce. Colore e spazio non sono forse tra
loro in relazione? Decidemmo dunque di svilupparli insieme [...] e per
questo fummo definiti “astratti”!».[98] Luce e spazio sono concreti,
agli occhi dell’artista, ma i valori e i piani sono astratti quasi quanto le
lettere che compongono le parole connotanti i pensieri o denotanti gli
oggetti. Piani obliqui fumosi e semi-trasparenti, inclinati da una parte o
dall’altra, si uniscono come pezzi di metallo intorno a una calamita e si
fondono in modo incomprensibile nel riconoscibilissimo Ritratto di
Ambroise Vollard.
I bordi delle superfici piane diventano elementi del disegno e
definiscono i tratti caratteristici del volto, i dettagli dell’abbigliamento
(bottoni, bavero della giacca, fazzoletto nel taschino e altri aspetti
dell’interno (la bottiglia sul tavolo). Come se cercasse la quadratura del
cerchio, Picasso costruisce la volta cranica del suo modello per mezzo
di piani sovrapposti. Con energiche striature, egli segna le linee e le
masse principali della faccia appesantita e assonnata di Vollard: il naso
piccolo e rotto e la linea aspra della bocca.
Sebbene non vi sia imitazione nel linguaggio plastico di Picasso (già
nel 1910 egli non ritrae «dalla natura, bensì con la natura, come la
natura»),[99] non può sfuggire la sbalorditiva precisione delle
sofisticate gradazioni tonali, che conferiscono al ritratto forza vitale
malgrado la, o forse a causa della, natura chiaramente relativa delle
forme che lo compongono. Il viso di Vollard affascina.
Osservando i suoi tratti marcati e duri, si capisce come mai Cézanne,
che eseguì un ritratto di Vollard dieci anni prima, accusasse il famoso
mercante d’arte di rue Lafitte di essere uno schiavista. Eppure, la
letargica maschera di Vollard presenta anche un elemento tragico, che
sarebbe stato documentato da successive fotografie, pur avendo già
fatto la sua comparsa in precedenza, in periodi di profonda melanconia
e di sonnambolico torpore tipici della sua natura. E quando posò per
Picasso doveva essere proprio in questo stato. Generalmente
considerato un capolavoro del cubismo analitico, il Ritratto di
Ambroise Vollard conservato a Mosca è davvero un capolavoro di
realismo psicologico, che mette in luce una qualità percepita, nel 1910,

Free download pdf