Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

principi compositivi per sculture che avrebbero dato l’impressione di
stare sospese o di fluttuare nello spazio di una forma ovale.
È il caso del quadro Strumenti musicali, cui Picasso lavorò durante
l’estate a Sorgues: una cascata di forme le più svariate, per figura,
colore, volume e testura, è saldamente unificata dall’intersezione di due
strisce nere che fungono da base strutturale.
I tratti caratteristici dei tre strumenti emergono dalla profusione di
dettagli formali. Un violino rosa chiaro, una chitarra giallo-bruna e un
mandolino di un verde scuro con velature color crema sono presentati
qui per mezzo di aspetti dissociati della loro realtà: masse, piani e
superfici, contorni ed elementi, simboli di vario genere. Per Picasso,
però, questi simboli fungono anche da equivalenti sensuali, come
testimoniano il colore innaturale e soggettivamente pittorico (il rosa
vivace, il blu e il verde vellutati, il marrone cupo e il giallo sabbia) e
l’introduzione di un potente e tangibile agente irritante come le “note”
realizzate in nettissimo rilievo con gesso di Parigi.
Da una pagina del suo blocco per gli schizzi deduciamo che proprio a
Sorgues Picasso cominciò a sentire l’esigenza di «trovare un equilibrio
tra la natura e la propria immaginazione».[104] Gli strumenti musicali,
considerati da Picasso un soggetto di estremo lirismo, continuarono a
occupare l’immaginazione dell’artista per molti mesi. Nell’autunno del
1912, a Parigi, impegnato a dar corpo alla sua nuova concezione,
Picasso si volse di nuovo alle forme tridimensionali della scultura per
creare una famiglia di costruzioni spaziali dall’aspetto di chitarre.
Realizzate con cartone grigio, queste nuove “sculture” non “imitano”
gli strumenti veri, bensì ne ricreano le immagini per mezzo di piani
sagomati del tutto bidimensionali, spazialmente concatenati tra loro e
parzialmente sovrapposti, che danno vita a volumi aperti.

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