Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

sbiadire.
Pertsov, anzi, quando legge quel che lo stesso Matisse aveva detto a
proposito della propria percezione del mondo, non solo si rifiuta di
credergli, bensì dà sfogo apertamente all’indignazione: «Difficile
immaginare una definizione di sé più infelice». Per quel che consta a
Pertsov, «la sua [di Matisse] cinematografia a colori non ha copione.
Non c’è nulla da “dire” di quei dipinti; li si può soltanto guardare».
E questo, secondo il critico, non basta per definirsi pittori. Nei ritratti
eseguiti da Matisse, totalmente privi di psicologia, e nelle sue
composizioni di figure arabescate e senza volto, Pertsov non coglie che
una sinossi pittorica della realtà che risulta condensata, come in
matematica, in pochi significati “algebrici”. Il suo giudizio conclusivo
è il seguente: quest’arte ornamentale e decorativa è un esempio di
portentoso atavismo spirituale. “Congedato “Matisse, Pertsov si rivolge
a Picasso: «Che enorme diversità di impressione, di contenuto
spirituale, persino, tra questi due importanti artisti francesi moderni!
[...] Si direbbe che intere epoche e galassie li separino [...] Se
l’orientale Matisse è “privo di contenuti”, l’occidentale Picasso è
strapieno di “contenuto”, vero figlio qual è della cultura ariana che
neppure si accorge di questo involontario “servigio reso allo spirito”».
[114]
Arte come servigio reso allo spirito, arte dotata di contenuto, che è
intuizione filosofica del mondo, risposta estetica a questioni
metafisiche: queste sono le posizioni interpretative pertsoviane su
Picasso, e a questo riguardo il critico russo, con la sua sensibilità
simbolista, ha molto da dire. Va detto che l’idea di un Picasso quale
mistico malgré soi, le cui opere rivelerebbero più di quanto il loro
stesso creatore avesse immaginato, era tipica non solo di Pertsov, bensì
di tutto un gruppo di personalità della cultura russa che hanno lasciato
documentazione delle loro posizioni su Picasso a beneficio dei posteri.
Alcuni, come Pertsov, avevano rapporti con la corrente letteraria del
simbolismo; tra questi Georgy Chulkov. Altri, tra cui Sergej Bulgakov
e Nicolaj Berdiaev, erano invece rappresentativi delle idee mistiche e
teosofiche diffuse nel primo decennio del XX secolo. Il solo Yakov
Tugendhold era critico d’arte di professione, ma con una spiccata
inclinazione per le generalizzazioni culturali e filosofiche. Immersi nei
loro dolorosi problemi spirituali, avvinti da timori escatologici, costoro
entrarono nella “cella di Picasso” alla vigilia della Prima guerra

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