Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

moscovita. E non solo della pittura.
Indipendentemente dall’ampiezza e dalla varietà degli esperimenti
dell’avanguardia – dalle influenze cézanniane al suprematismo –
nessuna delle correnti di quegli anni restò immune all’effetto
profondamente chiarificatore e purificante delle opere di Picasso,
appartenenti a diversi periodi, presenti nella collezione Shchukin.
E, infine, l’esempio stesso di Picasso quale eroico creatore-
innovatore stimolò l’anti-conformismo di artisti radicali, rivoluzionò la
loro coscienza estetica e li contagiò con la sua inestinguibile sete di
azione. È comprensibile che il loro modo di vedere il giovane maestro
parigino differisse profondamente da quello dei suoi più anziani
contemporanei, che erano uomini di lettere. Alexej Grishchenko, per
esempio, in quanto pittore e fautore della “forma pura”, si distinse con
veemenza da Berdiaev e da Andrej Belij in una pubblicazione dedicata
a Picasso: «La menzione di Picasso dopo Ciurlionis, il riconoscimento
simultaneo del genio di entrambi, è l’ennesima, corposa dimostrazione
del fatto che Berdiaev non capisce assolutamente nulla», scrive.
«Ciurlionis e Picasso sono fenomeni diametralmente opposti e
reciprocamente escludentisi [...].
Le parole di questo famoso filosofo russo non fanno forse pensare a
chi, non comprendendo un fenomeno, posto di fronte a esso cominci a
tremare e lo qualifichi come soprannaturale?».[125] Per Grishchenko,
«Picasso non è un fenomeno soprannaturale, bensì un ottimo pittore,
autore di svariati dipinti degni di nota che corrispondono pienamente al
nostro modo di intendere la pittura; e questo è il primo aspetto; in
secondo luogo, la sua pittura è il frutto naturale della crescita organica
della forma e dell’evoluzione della coscienza dell’artista. Le sue opere
migliori, come quelle di Cézanne, assurgono a classici».[126]
E fa riferimento a un Violino, forse quello che Olga Rozanova stava a
quell’epoca copiando e che è ora esposto al Museo Pushkin di Mosca.
In questo Violino «la nuova concezione del dipinto è risolta con
stupefacente maestria [...] e ogni singola parte della tela è opera di un
vero artista». Quanto alle implicazioni dell’essere «veri artisti» e al
significato della pittura come arte, Alexej Grishchenko aveva una
concezione assai nobile ed elevata: «Estendendo la propria coscienza e
insediandola nella realtà, nella forma pittoricamente concreta del
quadro, in obbedienza a una voce interiore e a una potente vocazione,
l’artista consegue istintivamente, attraverso la propria opera, una

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