Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

struttura, sbocciate dal fertile terreno del genio francese per la pittura.
Tra questi figura Il clarinetto della collezione parigina di Uhde» (ora in
una collezione privata francese). Si tenga presente che anche Kasimir
Malevich apprezzava moltissimo quest’opera di Picasso.
In conclusione, non si può ignorare il primo libro su Picasso uscito in
Russia e anzi nel mondo, per essere precisi. È il 1917, l’anno della
rivoluzione. La monografia, intitolata Picasso e dintorni, è opera di
Innokentij Aksionov, un poeta membro del gruppo cubo-futurista
moscovita chiamato “Centrifuga”, scritta nel 1914, stando alla
datazione fornita dall’autore stesso.[128]
Questa monografia è piuttosto insolita, sorta di saggio-collage
consistente di note polemiche, osservazioni, pronunciamenti e pensieri
su temi estetici e “affini”. Nel suo approccio, l’autore sembra inclinare
verso lo spirito bohémien, sarcastico e paradossale del picassismo.
I centotredici paragrafi delle prime tre parti procedono su questa
falsariga; nella quarta parte, l’autore esamina minutamente e in modo
assai professionale il versante formale e tecnico dell’abilità artistica
mostrata da Picasso in tutta la sua opera di quel periodo.
Il libro traeva origine dalla sconfinata ammirazione di Aksionov per
questo meraviglioso spagnolo (secondo, per lui, solo al Greco), mentre
la causa efficiente fu il desiderio di confutare Berdiaev e gli altri
“mistici” russi menzionati in precedenza. È appunto per questa ragione
che Aksionov scrive di Picasso come di un artista puro, che creava a
partire dallo spirito della pittura, che «spese tutto il potere del suo
talento per soddisfare, incarnandole, le esigenze naturali di questo
imperativo a lui esterno, l’imperativo dello spirito della pittura, e fu
proiettato oltre i confini della pittura stessa, perché l’arte pittorica sta
soffocando incatenata ai colori a olio, così come la musica deperisce
nella gabbia tonale delle dodici note. Picasso è un tentativo di superare
tecniche obsolete e di gettare le fondamenta di una pittura capace di
utilizzare qualsiasi materiale».[129] Non c’era niente di mistico nel
processo creativo di Picasso, secondo Aksionov. Questi interpretò il
“periodo rosso-marrone del 1908” come una fase essenzialmente
interlocutoria, e la sua sovra-rappresentazione nella galleria di
Shchukin come potenzialmente equivoca in relazione alla sua rilevanza
per il processo nel suo insieme.
Di contro alle premonizioni escatologiche di Berdiaev su Picasso,
Aksionov esprime in sostanza non tanto le proprie opinioni sull’arte in

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