Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

generale e su quella contemporanea in particolare, quanto piuttosto la
semplice ammirazione per un artista che aveva conosciuto
personalmente e l’attrazione istintiva che l’opera di Picasso esercitava
su di lui.
Da ciò derivano, a quanto sembra, la speciale perspicacia dell’autore
di Picasso e dintorni, la sua lucidità e la sua sottigliezza, così evidenti
nei suoi brillanti giudizi. Queste qualità sono particolarmente manifeste
nei commenti relativi all’essenza stessa, all’occulta struttura della
personalità creativa dell’artista. Ci limitiamo a proporne un paio di
esempi.Sulla concezione metaforica del Picasso cubista, Aksionov
scrive: «La mistica degli oggetti di Picasso ha la stessa radice del
mistero dei fantasmi: una poltrona, un cappotto e una penzolante
pettorina inamidata. I burloni hanno sghignazzato per l’orrore suscitato
da questi oggetti, ma questo fenomeno è degno d’attenzione».[130]
Questo, anzi, preannuncia i montaggi surrealisti e i gruppi scultorei
picassiani degli anni Trenta-Cinquanta. Nella citazione che segue,
invece, il tema è l’ottica, ossia la vera natura delle cosiddette
distorsioni cubiste: «Picasso fissa i suoi oggetti negli occhi, come noi
guardiamo negli occhi la nostra amata».[131] E non fu, forse, l’artista
stesso a darne conferma con i suoi ritratti femminili degli anni Trenta?
Un ultimo esempio. Aksionov, lontano da Parigi, non era a
conoscenza dei cosiddetti “disegni di Ingres” del 1915-17, nettamente
precedenti l’inizio del cosiddetto “classicismo” degli anni Venti.
Eppure suggerisce, anzi, per la precisione, predice: «Ora, zitto zitto,
questo ritrattista di innumerevoli violini, che guida i suoi incuranti
compagni per giungle di carta e di latta, non potrebbe improvvisamente
volgersi a questi ultimi in un sincero accesso di nobile realismo?».
[132]
In un esergo anteposto al suo libro, Aksionov cita le parole di
Grigorij Nisskij: «Vi è chi vede Dio come un fuoco ardente, chi come
pura luce». Per Aksionov, però, il fuoco di Picasso non era quello
infernale, bensì un fuoco creativo. «E questo fuoco», scrive Aksionov
(trovandomi perfettamente d’accordo), «è una forza positiva, che
costituisce la base stessa dell’ordine cosmico.»

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