Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

comprendono per mezzo di categorie a loro note, in modo spesso
erroneo e con l’effetto di generare la più assoluta confusione».[14]
Concordo: la questione degli influssi stilistici temporanei (Ramón
Casas, Isidro Nonell, Hermenegildo Angladay Camarasa), che ha come
unico effetto quello di oscurare gli elementi autentici e naturali del
grande talento di Picasso, andrebbe eliminata dal nostro orizzonte. Il
modernismo di Barcellona ebbe il merito di far conoscere
l’avanguardia al giovane Picasso, liberando il suo pensiero artistico dai
cliché scolastici.
Questa università dell’avanguardia, d’altra parte, non fu che l’arena
in cui lui poté manifestarsi. Picasso, che nel 1916 si paragonava a un
tenore che tocchi una nota più acuta di quella segnata sullo spartito,
[15] non fu mai schiavo di ciò che lo attraeva; anzi, Picasso inizia
immancabilmente là dove l’influenza si esaurisce. Certo, nel corso di
quegli anni barcellonesi, Picasso fu molto sensibile all’ “argot” grafico
utilizzato dalle riviste parigine contemporanee (lo stile di Forain e di
Steinlen, che eseguì illustrazioni per molte pubblicazioni, tra cui “Gil
Blas” e “La Vie Parisienne”). Egli coltivò lo stesso tipo di stile netto e
di grande impatto, che esclude il superfluo, e tuttavia, grazie
all’interazione di poche linee e punti, riesce a donare vitalità ed
espressione a qualsiasi figura o scena, rendendola con sguardo ironico.
Molti anni dopo, Picasso avrebbe dichiarato che, in fondo, tutti i
migliori ritratti sono, in realtà, caricature; negli anni di Barcellona
disegnò senza risparmio ritratti-caricatura dei suoi amici avanguardisti,
come in preda a una frenetica ispirazione grafica. Tentava, a quanto
sembra, di conquistare il suo modello, di assoggettarlo alla propria
volontà artistica, di costringerlo entro i confini di una formula grafica.
È anche vero, però, che in questa nuova forma modernistica trova posto
anche la qualità letteraria e narrativa dei giornali scritti e illustrati a
mano dal piccolo Pablo a La Coruña. Tra il 1899 e il 1900 i soli
soggetti che Picasso ritenne degni di essere ritratti furono quelli che
rispecchiavano la “verità ultima”: la transitorietà della vita umana e
l’inevitabilità della morte (si veda Il bacio della Morte): l’addio al
defunto, la veglia sulla bara, l’agonia di un malato in un letto
d’ospedale, la scena di una camera mortuaria o il capezzale di una
donna in punto di morte; e ancora: il pentimento di un marito
insensibile; un poeta dalla lunga chioma sopraffatto dal dolore; un
amante in ginocchio; un giovane frate affranto.

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