Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

Munch, di Ibsen e di Carrière.
La marcata somiglianza tra Gli ultimi momenti, di ispirazione
simbolista, e Scienza e carità, dipinto eseguito da Picasso ai tempi
dell’Accademia, non è affatto casuale. Malgrado la sensibilità giovanile
per il tema della morte, l’incarnazione quasi-decadente che trova in
quest’opera crea piuttosto l’impressione di un’esercitazione astratta,
come molte altre opere create da Picasso nello stile modernista
catalano. Il decadentismo era estraneo a Picasso, che guardava
immancabilmente a esso con aria di perplessa ironia, come a una
manifestazione di debolezza e di mancanza di vitalità. Picasso
attraversò il modernismo troppo rapidamente e, dopo averlo esaurito, si
ritrovò in un vicolo cieco, senza futuro.
Fu Parigi a salvarlo, e dopo avervi trascorso due sole stagioni scrisse
all’amico francese Max Jacob, nell’estate del 1902, di come si fosse
sentito isolato tra i suoi compagni di Barcellona, “pittori locali”
(Picasso sottolinea con scetticismo queste parole nella sua lettera) che
scrivevano “libri bruttissimi” e dipingevano “quadri idioti”.[17]
Picasso arrivò a Parigi nell’ottobre 1900 e andò a vivere in uno studio
di Montparnasse, dove rimase fino alla fine dell’anno. Benché i suoi
contatti si limitassero alla comunità spagnola, e sebbene guardasse
involontariamente a ciò che lo circondava con gli occhi di un
curiosissimo straniero, Picasso trovò immediatamente e senza
esitazioni i soggetti per lui più congeniali e divenne un pittore di
Montparnasse.
Una lettera firmata da Picasso e dal suo inseparabile amico, nonché
artista e poeta, Carlos Casagemas reca la data del suo diciannovesimo
compleanno (25 ottobre 1900). Scritta pochi giorni dopo l’arrivo di
Pablo a Parigi, dà conto della vita che conducono nella capitale
francese: i due informano un amico barcellonese dell’intenso lavoro
che li occupa; della loro intenzione di esporre dipinti al Salon e in
Spagna; della loro frequentazione notturna di caffè-concerto e teatri;
descrivono le loro nuove conoscenze, i loro passatempi, il loro studio.
La lettera trasuda entusiasmo e comunica un’inebriante passione per la
vita: «Se vedi Opisso, digli di venire, perché gioverà alla salvezza della
sua anima; e digli anche di mandare al diavolo Gaudí e la Sagrada
Familia [...] Qui ci sono veri maestri dappertutto».[18]
Gli enormi spazi espositivi dedicati alla pittura dalla Esposizione
Universale (il numero 79 della sezione spagnola era: Pablo Ruiz

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