Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

elettrizzato dallo scintillio delle grazie femminili (si pensi a Forain e
Toulouse-Lautrec), ma anche la malinconia quotidiana e la nostalgica
atmosfera delle viuzze della periferia urbana, dove il buio autunnale
accentua il mesto senso di solitudine (come in Steinlen, che Picasso,
stando a Cirlot, conobbe personalmente). Comunque, non fu per via
dell’appello mistico di Zola (che, secondo Anatole France, ispirò
Steinlen) né per una sua inclinazione a stili di vita bizzarri e neppure
per tendenze satiriche che Picasso inaugurò il suo cosiddetto “periodo
del Cabaret”. Questo genere di soggetti lo attrasse perché gli offriva la
possibilità di esprimere l’idea secondo cui la vita è commedia, animata
dall’impulso sessuale. Eppure il trattamento diretto, espressivo e
sobriamente realistico di questi temi rimanda all’ultimo periodo di
Goya (per esempio, a opere come Le fucilazioni del 3 maggio 1808)
più che a influenze francesi. Ciò vale, in particolare, per la tela
moscovita dell’Abbraccio – culmine assoluto del soggiorno parigino
del 1900 – che costituisce senz’altro uno dei capolavori del giovane
Picasso. Dieci anni prima dell’esecuzione di questo dipinto, nel 1890,
Maurice Denis annotò quello che sarebbe diventato un celeberrimo
aforisma: «Un quadro – prima di essere un cavallo, un nudo o una
scena aneddotica – è essenzialmente una superficie piatta coperta di
colori combinati in base a un certo ordine».[21]
Una cosa particolarmente difficile da tenere a mente quando si
osserva l’Abbraccio di Picasso, estraneo com’è a qualsiasi pre-
considerazione estetica, e per come l’interiore prevale, in esso,
sull’esteriore. Ciò risulta ancora più impensabile se si considera che, in
quanto «superficie piatta coperta di colori combinati in base a un certo
ordine, quest’opera è assai prossima alla sensibilità dei Nabis (non
tanto a Denis, forse, quanto a Vuillard e Bonnard) con i suoi colori
smorzati e modesti, le aree di colore profilate, l’atmosfera di intimità.
Questa esteriorità remota, però, nasconde un pathos intenso e una
forte emotività che, naturalmente, non sono nabis e neppure
lautrechiane.
Yakov Tugendhold descrisse la coppia abbracciata come «un soldato
e una donna», [22] mentre Phoebe Pool li vide come «un operaio e una
prostituta».[23] Daix interpreta la scena diversamente: «Al ritorno dal
lavoro, la coppia è ricongiunta, unita da un sincero desiderio, da una
sana sensualità e dal calore umano».[24]

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