Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

tempi troviamo la descrizione di un caffè e dei suoi clienti che si
attaglia perfettamente ai personaggi raffigurati da Picasso: «Questi
artisti comici, disoccupati e allegri, buffoni di strada, cantanti,
declamatori di versi ed eccentriche ballerine, tutti coloro che di notte,
sotto le luci della ribalta, e domani, forse, in qualche tugurio,
condivideranno risate e gioia con un pubblico che li crede felici e li
invidia [...] vengono qui ogni giorno, allo Chartreuse, in cerca di un
impiego qualsiasi, l’occhio pronto a individuare ogni agente che entri
nel locale [...] alla ricerca [...] di un interprete di monologhi o di una
cantante.
«Ci sono anche le donne, infatti.
«Povere ragazze!
«Livide alla crudele luce del giorno, sorriso d’ordinanza, svagate o
infreddolite, rosse o cianotiche, pallide per via della cipria dozzinale, le
palpebre blu, gli occhi contornati con la matita nera, sostano anch’esse
sul marciapiede pronte a compiacere l’impresario che sarà così gentile
da voler ricorrere a quel che resta di una giovinezza pressoché svanita e
di una voce ormai fioca».[29] Il caffè ritratto da Picasso, però, non ha
nome, è un rifugio per senza-tetto.
Arlecchino, quell’artistico e nervoso ginnasta con la faccia bianca
come un Pierrot, e la sua compagna, il cui viso è a metà tra lo spettrale
e la maschera del teatro Noh, non sono vere e proprie persone, bensì
l’anima scissa del bohémien resa saggia dalla banalità della commedia
della vita. Certi studiosi contemporanei notano una somiglianza tra
questi primissimi personaggi picassiani ispirati alla commedia dell’arte
italiana e la successiva poesia simbolista di Verlaine.[30] In senso più
generale, si può dire che la personale espressione artistica di Picasso è
ora assoggettata al principio poetico: l’occhio legge il dipinto come una
poesia, immergendosi nelle emozioni e nell’associazione simbolica dei
colori, cercando il senso delle corrispondenze, incantato dal gioco dei
versi assonanti che, come i colori del dipinto, sono purificati dal
prosaico quotidiano e infusi di una musica inebriante.
Non c’è, tuttavia, nulla di casuale nel grande bicchiere di assenzio
posato sul tavolo davanti ad Arlecchino: quell’aspro e verdastro liquore
è allegoria dei dolori esistenziali, ulteriore testimonianza della
dannazione dell’Arlecchino-artista. In quel periodo, l’idea del poète o
dell’artiste maudit era assai presente nei pensieri di Picasso.
Combaciava alla perfezione con il suo ideale di arte autentica, con

Free download pdf