Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

inferi,[34] che corrisponde a quel particolare stato interiore
dell’adolescenza in cui l’inconscio, le amare verità della vita e
l’essenza del male sono questioni che abbisognano di urgente
considerazione.
Sabartés, che oltre all’età aveva in comune con Picasso le idee,
conferma questa analisi quando descrive la condizione mentale che
caratterizzò la loro giovinezza: “Viviamo in un’epoca in cui ognuno
deve far tutto dentro di sé, un periodo di incertezza che noi riusciamo a
osservare solo dal punto di vista della nostra propria personale
sofferenza. Il fatto che la vita con i suoi tormenti e le sue miserie debba
passare attraverso questi periodi dolorosi, tristi e penosi è la base stessa
della sua [di Picasso] teoria dell’espressione artistica”.[35]
In realtà, questa «teoria anti-teorica» (la definizione è di Sabartés)
era la summa delle concezioni di Picasso, condivise da Sabartés e da
questi sintetizzate come segue: «Se poniamo l’accento sulla sincerità
dell’artista, non possiamo ammettere che la sua esistenza sia priva di
dolore [...]. Lui [Picasso] crede che l’Arte sia figlia della Tristezza e del
Dolore [...]. Crede che la Tristezza predisponga alla meditazione, e che
il Dolore sia l’essenza della vita».[36] Quel che però è, al contempo,
strabiliante e assolutamente originale, qui, è il fatto che Picasso,
assorbito dal proprio punto di vista (il Weltschmerz noto a tutti i
romantici, motivo conduttore di tutta un’epoca culturale a cavallo tra i
secoli XVIII e XIX), lo abbia espresso, tra i venti e i ventitré anni di
età, attraverso una metafora puramente poetica: il blu. Il blu è freddo, è
il colore della malinconia, del lutto, della sventura, della sofferenza
interiore, ma è anche il più spirituale dei colori, colore etereo, dei
pensieri e dei sogni che non conoscono confini. Il blu è amato dai
poeti.

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