Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1
Famiglia di saltimbanchi (L’acrobata), 1905.
Guazzo e carboncino su cartone, 51,2 x 61,2 cm,
Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo.

Chi sono quelle figure, i cui prototipi catalani fanno capolino dalla
moltitudine di “disegni a memoria” ispirati a Horta de Ebro e realizzati
da Picasso in questo periodo? Qual è il senso della cecità sensoriale
dell’uno e dell’imperturbabile e cieco sguardo dell’altro? Quale
parabola spiegherà la ragione per cui siedono a quel modo, l’uno
appoggiato all’altro, ai margini del mondo, del tempo, della vita o del
sonno?
Certe immagini eterne del genere umano esprimono condizioni,
relazioni, conflitti di portata generale e, di tanto in tanto, nel corso della
storia, assumono le fattezze di “vagabondi”. Il vecchio cieco, reso
saggio dalla sofferenza, il mendicante che ha perduto tutto quel che
aveva, il girovago eternamente condannato a muoversi sono quel che
erano Edipo, Giobbe, Assuero. Forse, però, sono soltanto
l’incarnazione di un unico archetipo che esprime la crescita della
spiritualità mediante attenuazioni dell’aspetto corporeo. Nei romanzi
ottocenteschi di Dickens e Dostoevskij, l’umanità (massima
espressione della spiritualità, a quei tempi) trova la propria penetrante
manifestazione nell’immagine di un vecchio mendicante accompagnato

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