Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

problema della forma spaziale (anche qui, non espressiva o simbolica,
bensì plastica).
Una volta manifestatosi, il problema della forma attrae l’artista al
punto di fargli perdere qualsiasi interesse nei confronti del soggetto per
sé. Nell’Acrobata sulla palla, un semplice episodio di vita quotidiana
del circo itinerante, la prova di un numero dello spettacolo, diviene la
scena di una vibrante interazione di forme. L’intenzione originaria di
Picasso era ancora piuttosto letteraria: il retrocedere di madre, figlio e
cane nel paesaggio inospitale e, in lontananza, il vago fantasma di un
cavallo brado delimitano la sfera filosofica della risposta alle domande
di Gauguin: «Da dove...? Che cosa...? Dove...?».
Eppure, la scena in primo piano non si esaurisce nel significato delle
risposte («dall’infinito», «artisti», «verso l’eternità»), perché
sviluppando i tratti dei personaggi – il forzuto del circo e la ragazza
acrobata – Picasso si è concentrato sulle loro differenze. Il contrasto tra
questi due esseri – il poderoso atleta saldamente e rigidamente seduto
sulla sua base cubica e la graziosa e lieve acrobata in equilibrio sulla
grande palla – finisce impercettibilmente per esprimere l’antitesi tra
due fondamentali elementi formali: la stabilità e lo slittamento, la
gravità e la leggerezza. Per accentuare questo contrasto, l’artista ignora
la realtà, altera le normali proporzioni e spigo- losità, esaspera la
prepotenza fisica dell’atleta, trasformandolo in un colosso, in un
monolito indistruttibile. La sua figura seduta occupa una buona metà
della superficie del quadro. L’altra metà presenta la giovane acrobata
circondata dal desolato paesaggio. In precario equilibrio, esprime una
grazia estrema, tronco sinuoso con i suoi rami, le braccia sottili levate
in alto verso i cieli della musica gestuale. La poesia di Apollinaire Un
Fantôme de Nuées evoca la stessa immagine di giovane acrobata di
strada:
E quando restò in equilibrio sulla palla / il suo corpo slanciato lieve
come una musica / nessuno spettatore poté resistergli / esile spirito
senza umanità / pensarono tutti.
Il contrasto fra le figure ritratte è agevolmente trasponibile a livelli
più astratti: Materia, incatenata dall’inerzia, e Spirito, fluido ed etereo.
Non è senza ragione il fatto che l’ampia schiena dell’atleta, coperta da
una canottiera color «tubercolosi» (come disse Apollinaire di questa
sfumatura di rosa) sia rivolta verso di noi e assomigli, in rilievo, al
paesaggio color ocra; la ragazza, al contrario è collegata al pallido cielo

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