Anatoli Podoksik – Pablo Picasso 1881-1973. Ediz. illustrata

(Bozica Vekic) #1

si trova una sola opera riferibile a questo cruciale momento della
carriera di Picasso: il Nudo a mezza figura.
In ogni caso, la peculiarità di questo periodo è data dalla quantità di
eventi importanti concentrati nel breve arco di pochi mesi, cosicché
nessuna delle opere di questa fase (molte delle quali, tra l’altro, sono
andate perdute) riesce realmente a offrire un quadro d’insieme. Solo se
considerata nel suo complesso (e si tratta di svariate decine di opere), la
produzione della primavera 1907 – i dipinti, gli schizzi, gli studi, i
disegni, le sculture, ossia l’intera gamma espressiva adottata dall’artista
in questo periodo – può veramente illustrare la storia della “rinascita”
picassiana, una storia che nonostante gli sforzi compiuti resta per
buona parte incompresa.
Una comprensione dei caratteri generali (per tacere dell’essenza e
dell’orientamento) del mutamento radicale intervenuto nel 1907 non
potrà essere conseguita né mediante riferimenti a singole influenze
(iberica, africana, Cézanne, El Greco, Ingres) né discutendo della
lezione di Derain o delle dispute di Picasso con il fauvismo di Matisse
né, tantomeno, evocando influssi filosofici e letterari o altre categorie
generali legate a quel particolare momento.
Il giovane artista di inizio Novecento dimostrò indubbiamente una
spirito d’avanguardia ispirato al radicalismo estetico. Persino il
principale esponente dei Fauves, Henri Matisse, restò scandalizzato
quando, in visita da Picasso, vide Les Demoiselles d’Avignon: ai suoi
occhi, quel dipinto era una violenza contro l’arte moderna, dato che
non riusciva a trovare per esso la benché minima spiegazione o
giustificazione estetica. Del resto, poteva davvero essere definita arte
moderna (almeno a quei tempi)? A molti, in effetti, parve piuttosto
ispirata all’arte assira (e come tale Wilhelm Uhde la presentò a
Kahnweiler). Rousseau il Doganiere, come sappiamo, osservò nel 1908
che Picasso lavorava nello stile egizio. È ormai dimostrato, infatti, che
Picasso, mentre lavorava alle Demoiselles d’Avignon, possedesse due
sculture iberiche in pietra con cui “si consultava” riguardo ai propri
esperimenti.

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