A sinistra: particolare
dell’affresco nella parete
destra del presbiterio.
Stefano Porro offre a
Santo Stefano il modello
dell’Oratorio; alle sue
spalle, la moglie Caterina
Figini, i figli e le figlie.
Sopra: dettaglio della parte
superiore dell’affresco,
con gli angeli che reggono
simboli di potere e di
fertilità. A destra: la parete
sinistra del presbiterio. Al
centro, il sepolcro pensile
con l’iscrizione dedicatoria
voluta dal conte Porro
e l’affresco dell’Imago
pietatis. A sinistra, San
Maurizio; a destra, i santi
martiri Nabore e Felice.
e alle visite guidate provvedono invece i
dinamici e appassionati volontari della
locale Associazione Amici dell’Arte.
Nella lunetta sopra il portale d’ingresso
una Imago pietatis (Cristo emergente
dal sepolcro) introduce al carattere
funerario del luogo. Il piccolo affresco,
scoperto in occasione della campagna
di restauro, è una delle sorprese riser-
vate dal complesso intervento che ha
sottratto l’Oratorio a uno stato di pro-
fonda prostrazione, ponendo rimedio
alle estese efflorescenze sulle superfici
pittoriche, al distacco degli intonaci e ai
sollevamenti delle scaglie di colore.
LE STORIE DEL PRIMO MARTIRE
NARRATE IN 43 SCENE
Oltre la soglia, l’importanza del recupe-
ro si esprime nella ritrovata leggibilità
degli affreschi di uno dei cicli trecente-
schi più interessanti dell’Italia setten-
trionale. Ad accogliere il visitatore sono
le storie della vita di Santo Stefano – il
protomartire da cui il nobile commit-
tente prese il nome – e le vicende acca-
dute alle sue reliquie, narrate in serrata
successione cronologica nei 43 riquadri
che si sviluppano su tre pareti dell’aula.
Come in un enorme codice miniato,
la leggenda del santo è impaginata
con nitida accuratezza: figure vitali
ed espressive si muovono entro la cor-
nice di stanze preziose, rese profonde
da un’intuitiva visione prospettica, op-
pure sullo sfondo di paesaggi scabri e di
ammassati profili urbani.
Per il suo Oratorio Stefano Porro volle a
Lentate alcune delle mani più abili allora
attive nei domini viscontei: artisti a cui
non si è ancora data un’identità precisa
(il Maestro di Lentate, il Maestro delle
Vele, forse un’intera bottega), aggior-
nati sulle “rivoluzionarie” novità della
pittura giottesca ma anche partecipi di
una cultura cortese attenta all’eleganza
delle vesti e alla ricchezza dei partico-
lari. Solo un paio di scene sono andate
perdute, così si segue con facilità il
dettagliato racconto, derivato anche
dagli Atti degli Apostoli, che parte nel
registro superiore dalla nascita del santo,
descrive la sua formazione e l’arrivo nel-
la Gerusalemme della prima comunità
cristiana, dove è diacono accanto a San
Pietro e agli Apostoli, culminando nella
morte per lapidazione seguita all’accusa
di aver spergiurato contro il Tempio e
la Legge. Si prosegue nel registro infe-
riore con le avventurose vicende delle
sue spoglie, passate tra miracolosi rin-
venimenti e viaggi per mare dalla Terra
Santa a Costantinopoli, e di lì a Roma,
unite a quelle di San Lorenzo.
Neppure un tema drammatico come il
Giudizio universale è riuscito a scalfire la
serena armonia dei pittori di Lentate. La
scena, affrescata sull’arco trionfale che
separa l’aula dal presbiterio, è più accat-
tivante che terribile; così è passando
LENTATE SUL SEVESO Oratorio di Santo Stefano
Bell’Italia 71