LA PAROLA AUTENTICA - DEFINITIVO

(Pierfra99) #1

la nonna accendeva la radio e, chissà come,
beccava sempre Tenco o forse era Tenco che
beccava lei, che se ne stava accucciato nella radio,
zitto zitto, per poi esplodere lentamente nel
soggiorno quando la nonna alzava il volume. Di
quella casa ricordava la sua vita, mescolata a
quella dei suoi cugini, l’odore del brodo di pesce il
venerdì, le parole incrociate del nonno e il
notiziario della sera con un giornalista dall’accento
strano. Soprattutto, però, ricordava il borbottio
della caffettiera. Da bambina aveva
un’immaginazione incredibile. Era convinta che le
caffettiere fossero un po’ come delle vecchie
zitelle: matrone che se ne stanno lì, in piedi, con
un pugno puntato contro il fianco e il gomito a
manico, a borbottare senza sosta fino a quando
non spegni il fuoco ai loro piedi e non le fai
liberare di tutto l’amaro che hanno dentro. La
nonna diceva sempre che c’è poesia, dentro il
caffè. Se c’era una cosa che la ragazza
rimpiangeva, era proprio quella di aver
dimenticato la tazzina della nonna. Di quella
tazzina ricordava però un particolare: il manico
scalfito, che lei stessa aveva rotto un pomeriggio
mentre l’aiutava a lavare i piatti. Non ricordava
nient’altro, nemmeno il suo colore. Forse era
rossa, come quella del bar dove era solita andare

Free download pdf