IL FATTO DEL MESE
Frances McDormand (63 anni),Chloé Zhao (39) e i produttori diNomadlandfesteggiano gli
Oscarvinti per ilmiglior film, lamigliore regiaelamigliore attrice protagonista.
S
enza allegria. Senza emo-
zioni che esplodono in-
controllate, senza il bel-
lo dell’adrenalina, senza
l’euforia di ritrovarsi di
nuovo insieme dopo me-
si di isolamento. Senza i
baci, le corse sul palco, gli abbracci e
le lacrime. Più che l’attesa celebrazione
del ritorno al grande cinema, la93si-
ma edizione degli Oscar sembra una
festa di matrimonio,diquelleconi
palloncini in giardino, dalle quali gli
invitati non vedono l’ora di fuggire.
Il Kodak Theatre, drammaticamente
deserto, ospita solo il premio umani-
tario per gli operatori sanitari, mentre
i candidati si riuniscono a gruppetti,
come ai Golden Globe, all’interno
dell’Union Station diLos Angeles
(ex stazione di polizia, teatro di una
scena diBlade Runner),doveundjha
preso il posto dell’orchestra. Oppure si
collegano in streaming, vestiti di tutto
punto, dai rispettivi paesi di origine.La
mestizia regna sovrana nello show,
dimesso più che intimo, e nonostante
una risoluta Regina King inauguri la
festa all’insegna della forte presenza
afroamericana e femminile, il tentativo
di scaldare l’ambiente ricordando sì
la piaga del Covid, ma anche il felice
esito del processo di Minneapolis, cade
nel vuoto.
Come già emerso allaMostra del
Cinema di Venezia,cheancorauna
volta anticipa di mesi i vincitori de-
gli Academy Awards, il miglior film
dell’anno èNomadland diChloé Zhao
(al cinema dal 29 aprile con Disney)
che però quest’anno (e il Covid non
c’entra)nonvieneproclamatoallafine,
come atto conclusivo di una serata in
crescendo, ma prima dell’incoronazio-
ne degli attori, secondo unascaletta
stravolta in modo insensato. Tanto
che quandoFrances McDormand
risale sul palco come migliore pro-
tagonista per lo stesso film, non ha
quasipiùnulladaaggiungeredopo
aver persino imitato qualche minuto
primailversodellupoalfiancodella
Zhao,cheavevagiàconquistatouno
degli Oscar più attesi, quello per la
regia (a 11 anni da Kathryn Bigelow),
il primo per un’asiatica. A inizio ce-
rimonia un’altra cineasta,Emerald
Fennell, sceneggiatrice ed esordiente
regista(maèCamillaParkerBowles
nella serieThe Crown), al settimo
mese di gravidanza, aveva ricevuto il
primo Oscar della serata, quello per
lo script originale dell’assai modesto
Una donna promettente, interpretato
da una vendicativa Carey Mulligan.
Per non parlare delgran finale “in
assenza”, una vera follia, con il meri-
tatissimo premio per il miglior pro-
Nomadlandè il miglior lm
dell’anno e vincetre Oscar
in un’edizione dai toni
dimessi, dove le emozioni
si fanno attendere invano,
il cinema non brilla, l’Italia
perde. Ma dopo 11 anni la
migliore regia è nalmente
quella di una donna
DIALESSANDRA DE LUCA
GLI OSCAR
E IL CINEMA
CHE NON
METTE LE ALI