Ciak – Maggio 2021

(alfred) #1
CIAKMAGAZINE.IT | 29

FINALMENTE


LIBERI?


I


l decreto firmato dal Ministro Franceschini il 5 aprile
suona da ogni punto di vista come un passo avanti per la
libertà: di creazione, di giudizio, di circolazione delle opere
cinematografiche in Italia. Un bel segno che ci allinea a principi
europei e universali fin troppo a lungo ignorati nel nostro paese per
moralismo diuso, confusione tra convinzioni religiose e stato laico,
miopia di giudizio. Sapere che per legge dello Stato nonpotranno
esserci nuove messe all’indice come ai tempi delTango di
Bertolucci o delTo t òdi Ciprì & Marescoè una buona notizia. In
verità, fin dall’introduzione dellaLegge Franceschini (2016)tutto
ciò era già prassi acquisita e quindi può essere derubricata a “buona
notizia mediatica”. Di fatto non è e non vuole essere un “liberi tutti”:
richiede ai proprietari dei diritti di applicarsi da soli un’autocensura,
presentando i film in uscita a una commissione giudicante, indicando
spontaneamente per quale pubblico sono indicati: quelli accessibili a
chi ha meno di sei anni (una volta si diceva “per famiglie”), quelli per
i maggiori di 14 o 18 anni. La fatale commissione non potrà bandire
un’opera dalle sale della Repubblica, ma soltanto rivedere le valutazioni
dei produttori. Più interessante l’idea di commissione voluta dal
decreto: 49 (più dei gatti dello Zecchino d’oro!) componenti che
devono comprendere lo scibile umano, dalla critica cinematografica
alla protezione animali (vietato ironizzare sulle anità). Si suppone
che i bravi giudici operino a rotazione, perché altrimenti ci vorrà un
anno per conciliare le agende. Il che garantisce che il critico si esprima
sui maltrattamenti agli animali e lo zoologo sull’artisticità. Comunque
il danno sarà limitato perché al massimo si ripeterà la trattativa sulla
soglia del divieto a cui siamo comunque già abituati da anni. Ma ci
resta un sospetto: che la norma chiuda la stalla quando i buoi sono
tutti usciti. Le stesse norme si applicheranno anche alle piattaforme? E
come si potrà esercitare un controllo qualsiasi in quest’ambito? Perché
sarebbe tempo di evitare anche i moralismi al contrario: se Ruggero
Deodato girasse oggi una versione 2.0 diCannibal Holocaust
saremmo contenti che ragazzini di 12 o 14 anni lo vedessero senza
censura sul cellulare? Adesso sappiamo che in sala il cassiere sarà
titolato a controllare. Ma fuori dalla sala? Si capisce che da un qualche
capo del filo sia necessario partire e quindi diciamo grazie al Ministro;
ma è già tempo di porci seriamente la domanda successiva.■

Come funziona


la riforma e le


domande ancora


senza risposta


MARCELLOM
IRANDAin
EIKOMATSUD
Ain

TOTÒCHEVIS
SEDUE VOLTE
ECCO L’IMPER
ODEISENSI

La nuova tensione del cinema italiano alla
rappresentazione della realtà va in contra-
sto con chi vorrebbe un ritratto edulcorato
del Paese, e le forbici non risparmiano
capolavori comeLadri di biciclette(1948)
eUmberto D.(1952). Di quest’ultimo, oltre
al tema del suicidio, preoccupa il personag-
gio della ragazza-madre Maria, ma anche
unascenainospedaledove,recitalanota
della Commissione di revisione, il vicino di
letto del protagonista «recita la preghiera
senza la dovuta riverenza». Il film uscirà
tagliato, vietato ai minori di 16 anni e, nella
riedizione del 1967, ulteriormente mutilo
per oltre 32 metri di pellicola. Ma se l’Italia
democristiana non può scherzare con i
santi,nonècheconifantivadameglio:
come dimostraTotò e Carolina(1955), di
Mario Monicelli, bocciato in prima istanza
perché offensivo, tra l’altro, «del decoro e
del prestigio dei funzionari e degli agenti
della Forza Pubblica», parodizzati dal per-
sonaggio di Totò. Il film la spunterà modifi-
cato e tagliato di oltre 200 metri, ma gli sarà
comunque vietata distribuzione all’estero.
Non la scampa nemmeno Albertone: tra gli
altri,Il vedovo(1959), ottiene il via libera
al prezzo del taglio di due momenti consi-
derati contrari al«buon costume»(il prete
chesorseggiavinoduranteunacerimonia
funebre) e al«decoro nazionale» (Franca
Va l e r iche ironizza su Anita Garibaldi).
Lo stesso Sordi, d’altronde, aveva offerto
un’indimenticabile caricatura dei censori
di allora neIl moralista(uscito vietato ai
minori di 16 anni, malgrado modifiche
a scene e dialoghi). Noto anche il caso
diRocco e i suoi fratelli(1960), accusato
di “offesa del pudore”, tagliato e ritoccato
persino nella locandina, rimuovendo la
macchia di sangue dal pugnale. Nel 1962
la legge 161limita la censura preventiva
ai soli film (o scene)“contrarialbuon
costume”.Masonotantiicasiincuila
norma viene applicata con un certo zelo,
mentre l’Italia, per contrasto, sta cam-
biando:Brucia ragazzo, brucia(1969),
diFernando Di Leo, osa trattare il tema
dell’orgasmo femminile, attirandosi tagli e


DI GIORGIO
GOSETTI

L’OPINIONE


unasingolarerete in sovrimpressione nei
momenti più espliciti. Per non parlare di
Pasolini, la cui intera carriera (non solo)
cinematografica è scandita dal conflitto
con censure politico-giudiziarie. Emble-
matica conclusione nel 1975, conSalò o
le 120 giornate di Sodomabocciato dalla
Commissione di censura l’11 novembre:
seguiranno ben 31 procedimenti giudiziari.
Tra i reati contestati quello di “oscenità”, che
vanta altri imputati illustri comeBlow-up
(1966) di Antonioni. Ma anchedall’estero
può arrivare lo scandalo: dal pluri-seque-
stratoI diavoli(1971) all’eros nipponico
diEccol’imperodeisensi(1976), cui si
nega il visto per poi concederlo al prezzo
di modifiche e tagli. Distribuzione negata
per trent’anni aIl leone del deserto(1981),
doveAnthony Quinncombatte il colo-
nialismo fascista in Libia: secondo l’allora
Presidente del Consiglio Andreotti il film
«offende la memoria dell’esercito». Uscita
negata (poi concessa dopo modifiche e
tagli) anche per l’estremo canto del cigno di
Fassbinder,Querelle de Brest(1982). Non
può mancare all’appelloLuis Buñuel,lecui
opere circolano da noi sforbiciate e modi-
ficatenell’adattamentoitalianodeidialoghi
(è il caso diNazarín eViridiana) anche
per mitigarne la polemica anticattolica.
Non dimentichiamoci, a tal proposito, che
fino al 2000 in Italia esiste formalmente il
reato divilipendioallareligionediStato.
Per il quale viene sequestrato, tra gli altri,
il goliardicoPap’Occhio(1980) diRenzo
Arbore.Maanchedopochelamodifi-
ca del Concordato nel 1984 rende l’Italia
uno stato formalmente laico, si può venire
processati con la stessa accusa. Accade al
capolavoro grottescoTotò che visse due
volte(1998) di Ciprì e Maresco: il film, che
mostra attraverso immagini talora estreme
l’eclissi del sacro presso un’umanità ridotta
agli istinti primordiali, vienebloccato con
lanegazionedelvistoperl’uscita,poi
processato e infine assolto nel 2001.L’eco
della vicenda porta al primo tentativo di
abrogare la censura preventiva in Italia: ma
ci vorrà, come visto, un altro ventennio.■
Free download pdf