Pier Paolo Sarpi - L\'inquisizione nella Serenissima Repubblica

(Joyce) #1

la verità delle sudette cose, che sono manifeste, e chiare, per
quattro raggioni, l'Inquisizione non deve intromettersi nei
Greci.
La prima, perche mentre una causa verte indecisa, non è
raggionevole che una parte sia giudicata dall'altra, in quella
loro lite propria. Mà questa è la lite de Greci con la Corte
Romana, che essi domandano l'osservanza dei Canoni. Adunque
non puonno li Greci esser giudicati dai ministri Romani in
questa controversia.
La seconda, perche gl'è certo, ch'innanzi la divisione, li Greci
erano soggetti nei Giudizij temporali al Magistrato secolare, e
nelli spirituali alli superiori loro. Adunque è giusto, che li sia
osservata la loro raggione, e consuetudine.
La terza, perche concedendo il Prencipe all'Inquisizione il
giudicar i Greci, priverebbe se dell'autorità propria, che può
essercitare con quiete, e permetterebbe che fosse
essercitata dà altri con turbazione. L'autorità di punir i delitti
in materia di Religione nella Chiesa Greca sempre è stata nel
Prencipe, e li Greci di questi tempi così confessano, e
desiderano che si continui: onde con quiete la Giustizia può
essere amministrata dal Magistrato, che il lasciarla
all'Inquisizione, con contradizione di tutta la Nazione
porterebbe in consequenza mille inconvenienti.
La quarta, perche la Serenissima Republica concede a' Greci di
vivere secondo il Rito loro. Mà il lor Rito commanda, che nelle
cose secolari, e nelle pene di qualsivoglia delitto siano soggetti
al Prencipe temporale, ed ubbidiscano ai loro Preti nelle
spirituali. Adunque, salva la protezione promessali non puonno
essere soggetti ad altri. Perilche non è dà permettere, che
l'Inquisizione voglia investigare ciò che' li Greci faccino, o
credino in secreto. E se li và à gl'orecchi, ch'alcuno d'essi viva,
o parli con scandalo dei Latini, hanno modo pronto e facile dà
rimediarvi, che è notificarlo al Magistrato, del quale la

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