Pier Paolo Sarpi - L\'inquisizione nella Serenissima Repubblica

(Joyce) #1

Lungo sarebbe il narrar tutto ciò, che non convienne alli
costumi di queste Regioni, e le sudette sono à bastanza, per
mostrar, che senza turbare la publica tranquillità non si può
riceverle generalmente tutte: ma se alcuna è necessaria, overo
utile, per castigo d'heretici, è ben raggione che sia ricevuta. Il
conoscer però qual sia tale, è proprio del Prencipe; ne altro lo
può sapere, ne alcun deve confidare che possino esser
ricevute' senza confusione, perche in Roma sono in vigore: e
pur le cose passano quivi con quiete, essendo diverso lo Stato
di Roma dà quello de gl'altri Prencipi. Li Romani dicono essere
superiori à queste ordinazioni, se li pare li osservino; senon le
tralascino, o le dispensino, e servino mirabilmente ai loro
rispetti, così quando sono osservate, come quando sono
trasgredite, perche dalle leggi non sono per regolarsi loro, mà
essi regolano le leggi. Pel contrario ne gl'altri Stati, quando
sono publicate, o ricevute, non sono più in potestà del Prencipe:
se vede inconvenienti, per provedersi bisogna ricorrere à
Roma, dove essi ascoltano, e rimediano, overo non rimediano,
havendo rispetto, non à ciò che è utile allo Stato de gl'altri, mà
al loro. E questo è quello che vorrebbe, ed ogni giorno tenta
quella Corte, cioè, d'haver in sua mano, sotto colore di
Religione l'amministrazione d'alcune cose, senza le quali gli
Stati non puonno reggersi, perche mediante quelle resterebbe
arbitra d'ogni governo. Per questa causa cotidianamente li
Pontefici dicono, volendo far ricevere le loro ordinazioni, che
se passarà inconveniente, s'habbia ricorso à loro, che
rimedieranno. Mà il rimedio che non viene dal medesimo
Prencipe, anzi dà chi hà altri interessi, è peggiore del male.
Dio, l'opere di cui sono perfette, ed il quale è autore di tutti li
Principati, dà ad ogn'uno tutta l'autorità necessaria per ben
governare, nè vuole che sia riconosciuta dà altri che dà sua
Divina Maestà. Tutto ciò ch'un Prencipe riconosce dà altri che
dà Dio, è servitù, e soggezione.

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