86 ●L’italiana Alessia Zecchini ha conquistato il record di apnea in assetto costante con pinne scendendo fino a 105 metri
Sonnanen(Finlandia),gennaio
«
C
om’è, là sotto? Straniante. E
pacifico. L’acqua dei laghi
nordici, d’inverno, è nera e
gelida, non ci sono colori né rumo-
ri. Ma io l’adoro proprio per questo:
quando mi immergo, sono sola con me
stessa». Johanna Nordblad, finlande-
se, è una forza della natura: nel 2004
ha conseguito il record mondiale fem-
minile di apnea dinamica con pinne.
Ma il suo successo più grande è stato
il record mondiale di apnea sotto il
ghiaccio del 2015, quando ha nuotato
per 50 metri con indosso un sempli-
ce costume da bagno in un’acqua che
raggiungeva a malapena i due gradi
centigradi. E la storia di come è ar-
rivata a farcela è appassionante tanto
quanto le sue imprese.
ABBRACCIATAALLEPINNE
Aveva sei anni, Johanna, quando le
regalarono il primo paio di pinne.
Era così felice che ci dormì abbrac-
ciata per mesi. «Immergermi non mi
ha mai fatto paura», racconta l’atleta
finlandese. «Nella cittadina dove so-
no cresciuta c’era una grande pisci-
na all’aperto. Ricordo che scendevo a
fondo e mi voltavo a guardare quel-
li che nuotavano in superficie. Non
sembravano esseri umani, ma pesci».
Incantata dall’idea di nuotare sott’ac-
qua, la Nordblad cominciò la sua atti-
vità subacquea. Fino a che, poco più
che ventenne, provò un’immersione
senza bombole. La sensazione di
leggerezza nel muoversi, racconta, fu
meravigliosa, e l’apnea divenne la sua
più grande passione. Johanna lavora-
va comegraphicdesigner, ma appena
possibile si dedicava agli allenamen-
ti, e i successi non tardarono ad arri-
vare. Lavoro, immersioni, natura, la
sua vita di atleta era bella e piena.
Fino a quando, nel 2010, un grave
incidente le cambiò la vita.
«Scendevo in bicicletta lungo un sen-
tiero fangoso, scivolai e mi schiantai
contro una roccia», racconta lei. «Lì
per lì pensai di essere ancora tutta
intera, finché non abbassai lo sguardo
e vidi la mia gamba sinistra: era in
mille pezzi, come un ramo spezzato».
Johanna fu operata d’urgenza, ma le
fratture scomposte erano così gravi
che i medici riuscirono a suturare la
ferita solo dieci giorni dopo.
Come si riprende, un atleta, da un
incidente così? La riabilitazione fu
dolorosa e complessa, tanto che la
Nordblad dovette vendere l’agenzia
di grafica di cui era titolare. Dopo
un anno tornò a camminare senza
bastone, ma il dolore alla gamba non
l’abbandonava mai. «Non riuscivo a
dormire dal tormento», ricorda.
Fu allora che il medico le diede il
consiglio che le aprì un mondo: la
terapia in acqua fredda. «La prima
volta che immersi la gamba nell’acqua
gelida riuscii a malapena a resiste-
re un minuto, ma provai un sollievo
immediato», racconta l’apneista. Col
passare dei mesi, Johanna si abituò
talmente al freddo da non poterne più
fare a meno. Provò a immergere l’altra
gamba, poi tutto il corpo, infine la te-
sta. «Mi piaceva. Fu allora che pensai
per la prima volta all’immersione in
apnea sotto i ghiacci».
LASORELLA È UN’ALLEATA
Il luogo prediletto per i suoi allena-
menti sono le acque del lago Son-
nanen, a due ore da Helsinki. Qui
Johanna e la sorella Elina - sua fo-
tografa personale e alleata di ogni
avventura - dormono in un rifugio
L’APNEISTAFINLANDESECHE S’IMMERGE NEL GRANDEFREDDO
ANCHE PER 50 METRI
FADUEBUCHIENUOTA
CHE APRE I POLMONI
ILLUNGORESPIRO