Dal mondo dello spettacolo
alla disabilità. Colpita da
sclerosi multipla, l’attrice apre
un dialogo su questa pagina
di “Chi” con quanti
si trovano ad affrontare
la sofferenza. Per continuare
a vivere, a lottare, a sperare
PER SCRIVERE AD ANTONELLA FERRARI
INDIRIZZATE A: [email protected]
Antonella Ferrari
Un sorr iso
nel DOLORE
Il trionfo
della
bellezza
Cara Antonella,
mi chiamo Patrizia, ho 49
anni e sono affetta da una ma-
lattia genetica che si chiama
atrofia muscolare spinale. Sono
sposata e lavoro in ambito cu-
stomer care per un’importante
multinazionale americana. Le
scrivo per raccontarle quanto
la cura del mio aspetto sia sem-
pre stata fondamentale nella
mia vita. Sono convinta che il
sentirsi belle migliori notevol-
mente la qualità della nostra
esistenza e delle relazioni in-
terpersonali. Per questo motivo
ho scelto di partecipare al pro-
getto “I colori di NeMO” por-
tato avanti dal Centro clinico
NeMO di Milano, specializzato
nella cura di malattie neuromu-
scolari. L’obiettivo del proget-
to era focalizzare l’attenzione
sull’importanza del sentirsi
belle. Un team di psicologi,
counselor ed esperti di make-up
ha condotto me e le altre donne
a confrontarci sul significato
che attribuiamo alla bellezza in
un clima giocoso in cui il fil
rouge era il colore, in un riman-
do simbolico alle infinite sfu-
mature della nostra vita. La
maggior parte della gente pen-
sa che il trucco sia una masche-
ra, un modo per nascondersi.
Altri credono che il trucco spor-
chi il viso. Io credo invece che
ripulisca, gratti via la patina di
trascuratezza. Agisca da scrub,
rimuovendo quello strato su-
perficiale, inutile, per lasciar
affiorare la luminosità nascosta
dentro di noi. Perché il trucco
non può inventarsi ciò che non
c’è e trasformarci in un’altra
persona. Quella che il trucco
rivela è una luce che abbiamo
dentro, oscurata da strati di
pensieri, ansie e preoccupazio-
ni quotidiane che come i radi-
cali liberi è annidata sotto la
pelle. Una luce che attende
d’essere liberata. Come pensa-
va Michelangelo: “Un blocco
di marmo dentro di sé ha una
forma che attende di prendere
vita”. Trovo estremamente af-
fascinante pensare che dentro
me ci possano essere tante Pa-
trizia che attendono di essere
materializzate. Spesso quando
si pensa a una persona disabi-
le la si pensa incorporea e ases-
suata, ma non è così. E abbel-
lire il corpo ci rende scultori,
ci dà il potere di scegliere di
stare bene. Io mi sento appaga-
ta e serena ogni volta che vado
dal parrucchiere o dall’estetista
e mi faccio coccolare. “La bel-
lezza salverà il mondo”, diceva
Dostoevskij. Avere pochi moto-
neuroni non significa non ave-
re desiderio di sentirti bella o
rinunciare all’aspirazione di
essere sensuale... La mia vita
è piena. Ho raggiunto sempre
ogni desiderio che mi sono po-
sta. Sul lavoro sono sempre
stata competitiva, non ho mai
voluto mi si riconoscesse uno
svantaggio. Per questo motivo
ho chiesto al mio corpo la mas-
sima efficienza e un impegno
abnorme. E anche nella vita
privata non ho mai ceduto il
passo alla malattia. So che la
pensi come me ed è per questo
che ti ho voluta rendere parte-
cipe del mio cammino. Mi au-
guro che, leggendomi, molte
tue lettrici trovino la forza di
prendersi cura del proprio
aspetto esteriore.
Ti saluto con affetto,
Patrizia
Cara Patrizia,
sono certa che questa tua
lettera risveglierà la parte fem-
minile di molte nostre lettrici.
Come dici giustamente tu, non
c’è malattia o disabilità che ci
possa impedire di sentirci bel-
le e sensuali. Io, come sai, la
penso esattamente come te e,
per questo, ho sempre cercato
di abbellire non solo il mio
aspetto, ma anche le mie stam-
pelle, rendendole glamour e
piene di colore. Vestire la pro-
prio vita di malattia e dolore
non aiuta, ma, anzi, ci rende
ancora più vulnerabili. Cono-
sco il centro Nemo e ho sempre
apprezzato il loro lavoro e la
loro attenzione alla persona,
più che al malato! Questo per-
corso ne è la dimostrazione e
io mi complimento con tutto il
team! Continua a vivere la tua
vita così. Io tifo per il trionfo
della nostra bellezza!
Tv: un salto
di qualità
Cara Antonella,
sono una tua fan dai tempi
di “CentoVetrine”. Ho letto il
tuo libro, sono venuta a teatro
a vederti... insomma ti ho se-
guita ovunque. Anche io, come
te, ho la sclerosi multipla, ma,
come te, non mi sono arresa
alla malattia. Non ti vedo più
in tv, come mai? Hai scelto il
teatro definitivamente?
Un abbraccio, Ines
Cara Ines
grazie delle tue belle parole.
In questi anni, è vero, mi sono
dedicata al mio primo grande
amore: il teatro. Mi vedi poco
in tv principalmente per questo,
anche se non ti nego che vorrei
vedere un salto di qualità della
televisione, dove l’inclusione
si trasformi in fatti e non solo
parole da salotto televisivo! Ti
abbraccio anche io.