A tu per tu con Alfonso Signorini
La vita
incomincia
a 60 anni
Alfonso Signorini
Care lettrici, cari lettori, nonostante i messaggi
negativi che ci vengono dalla società contemporanea,
io rimango fermamente convinto che la vecchiaia sia
una stagione meravigliosa e assai produttiva della vita.
Certo, ci vuole la buona salute per farcela apprezzare,
ma questo vale per ogni età. Perché alludo ai messaggi
negativi? Perché oggi tutto sembra remare contro chi
ha più di cinquant’anni. Ci sono tanti cinquantenni che,
rimasti senza un lavoro a causa della crisi, non sanno
come ripiazzarsi. E la riflessione è sempre la stessa:
‘Troppo tardi per rifarsi una vita, troppo presto per tirare
i remi in barca’. Su giornali e tv, per non parlare dei
social, si parla solo dei giovani, dei loro problemi, delle
loro aspettative. La vecchiaia, con i suoi limiti e le sue
potenzialità, non viene mai trattata: abbiamo trasformato
questo periodo così importante della vita umana in un
vero e proprio tabù sociale, al pari della morte e della
malattia. E pensare che tutto insegna il contrario. Se
guardiamo alla storia (sì, proprio a quella storia che è
magistra vitae, cioè “maestra di vita”, come la definiva
Cicerone nel suo De oratore) tutto dimostra come gli
uomini nella loro maturità abbiano saputo dare il meglio
di sé. Qualche esempio? Presto detto. Pablo Picasso (che
se ne andò a 91 anni sbeffeggiando la morte con le sue
ultime parole «Brindate alla mia salute»), era solito dire:
«Quando mi dicono che sono troppo vecchio per fare
una cosa, faccio di tutto per impegnarmi a realizzarla».
Giuseppe Verdi, dopo anni di completa inoperosità,
a 74 anni creò Otello e a 80 compose Falstaff. Alfred
Hitchcock girò Psyco, uno dei suoi capolavori, a più di
60 anni. E potrei continuare. Quel che voglio dire è che
la curiosità, la capacità di creare, la passione per la vita
non sono legate all’età anagrafica. Al contrario,
sembrano affinarsi mano a mano che la vita prosegue.
Ignorarlo è un delitto. Per questo dobbiamo impegnarci
a restituire dignità a chi non è più giovane. Lo dobbiamo
ai giovani che diventeranno vecchi. Ma lo dobbiamo
principalmente a noi stessi. Alla prossima!
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