Coelum Astronomia - #225 - 2018

(Joyce) #1

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della riga (Ca II K), indice dell’attività solare,
attualmente effettuato dall’NSO di Tucson, in
Arizona, ma anche qui la strumentazione e le
procedure di acquisizione ed estrazione dei dati
sono complesse.

Un campo di intervento a mio avviso utile, e alla
portata di amatori evoluti e dotati di
strumentazioni adeguate, è quello della

spettroeliografia digitale, dato che in Italia e in
genere in Europa, gran parte delle torri solari
adibite in passato anche a tale attività è
attualmente dismessa, e tradurre righe spettrali in
immagini è un’attività stimolante e di grande
fascino.

Riflessioni e Conclusione


Nelle pagine di questo articolo ho inteso fornire
una panoramica generale di quella che, ormai da
oltre vent’anni, è stata ed è la mia grande
passione di astrofilo: la spettroscopia
astronomica.


Naturalmente il riassunto è stato notevole e la
compressione di una materia di così grande
importanza ed estensione elevata, ma il fine di
dare un’informazione di massima anche a chi non
ha mai avuto modo di approcciarsi a questo
settore e di far venire la voglia di approfondirlo,
spero sia stato raggiunto.


Molti potrebbero interrogarsi sui motivi per farsi
coinvolgere sempre più intensamente in questa
branca dell’astrofisica, a prima vista ostica,
navigando tra righe e righine che somigliano
molto ai codici a barre dei prodotti dei
supermercati dove siamo soliti fare la spesa. In
effetti qualcuno mi ha chiesto: “ma che ci trovi di
tanto interessante?”.


La risposta è immediata, ma non semplice: come i
codici a barre individuano in modo univoco un
prodotto, la scadenza e il suo prezzo, così le righe
dello spettro danno un nome e ci fanno conoscere
le caratteristiche degli oggetti che amiamo tanto
osservare e riprendere.


Ma ci sono anche altre motivazioni: la curiosità, il
senso della sfida e, diciamolo pure, l’intento di
superare il momento della mera osservazione, per


quanto bella e appagante possa essere, per
cercare di capire, di sperimentare e percorrere
nuove strade.

In ogni caso la passione per la spettroscopia non
solo non esclude quella per l’imaging, ma ne
costituisce un valido complemento, direi un
necessario completamento.

Appassionato di astronomia dall’età di otto anni, il
mio primo approccio alla spettroscopia, come
spesso capita, è stato casuale ed ebbe inizio alla
fine del 1997, quando un amico astrofilo mi regalò
un reticolo di diffrazione da 600 l/mm piuttosto
rovinato, che riteneva non utilizzabile. Allora per
me la spettroscopia era qualcosa di lontano,
complesso e inavvicinabile, e tuttavia, la curiosità
ebbe il sopravvento e cominciai ad armeggiare
con lenti, lentine e il reticolo in questione,
cercando di costruirmi uno spettroscopio.
Ovviamente attingevo i riferimenti non da
internet, come oggi è possibile con un semplice
click di mouse, ma dalle pochissime riviste
cartacee che trattavano la spettroscopia
astronomica.

I componenti dello strumento erano di rigorosa
provenienza... idraulica, ovvero tubi e tubetti in
PVC, il tutto su una montatura tipo Dobson in
legno. Un accrocchio del genere oggi mi farebbe
sorridere, ma allora era per me il non plus ultra
della tecnologia, anche perché, applicandovi una
telecamerina analogica Vixen riuscii a riprendere
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