Coelum Astronomia - #225 - 2018

(Joyce) #1

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«Il nuovo hotspot individuato da JIRAM si trova a
circa 300 chilometri da quello più vicino
precedentemente mappato», spiega Alessandro
Mura, vice responsabile dello strumento Jiram
dell’Istituto Nazionale di Astrofisica a Roma. «Non
escludiamo movimenti o modifiche di un hot spot
scoperto in precedenza, ma è difficile immaginare
che possa aver percorso una tale distanza e di poter
continuare a considerarlo la stessa formazione».


Mura spiega anche che «altri hot spot presenti
nell’immagine di Jiram, seppure forse già
identificati in precedenza, mostrano dei significativi
mutamenti. I dati mostrano la complessità e
dinamicità della superficie di Io».


Il motivo di questa attività è da ricercarsi nella
vicinanza con Giove e con le altre lune Europa e
Ganimede. L’interazione gravitazionale tra questi
corpi induce una fortissima attività mareale che,
da un lato blocca l’orbita di Io (che è infatti in


risonanza con quella di Europa e Ganimede) e
dall’altro dissipa energia che si esprime in attività
geologica che porta alla formazione di vulcani e
patere.
Il lavoro non è certo terminato e il team di Juno
continuerà ad analizzare i dati raccolti per
confermare e individuare nuovi hot spot e quindi i
tanti vulcani attivi che i ricercatori si aspettano di
trovare.

Non ci resta che aspettare il prossimo passaggio
ravvicinato (Juno si avvicina fino a circa 5.000
chilometri dalle nubi del pianeta a ogni orbita) per
vedere quali altre meraviglie del Re dei pianeti del
nostro Sistema Solare ci saranno svelate. Juno
effettuerà il suo 14° avvicinamento scientifico
(PJ15) alle nubi di Giove il prossimo 7 settembre.
Continuate a seguirci, non mancheremo di darvi
tutti gli aggiornamenti.
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