Coelum Astronomia - #225 - 2018

(Joyce) #1

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Di cosa è fatto quel che c'è?


di Marco Castellani

L’astronomia ci ha abituato da tempo a splendide
immagini: stelle, pianeti, lontani quasar... Eppure,
raramente troviamo un’immagine così densa
come quella che ci ha fornito il satellite Planck e
che racchiude, conchiude – quasi come una
icona – la nostra attuale concezione di Universo.
Di cosa è fatto insomma il nostro Universo? Di
cosa è fatto tutto quel che c’è? Scoprirlo, è il
compito della sonda Planck (un grande progetto
della nostra Europa) che ha realizzato – dal 2009
al 2013 – una mappa puntigliosissima delle
differenze in temperatura della superficie ottica
più “antica” che si conosca in assoluto, ovvero il
fondo cielo che si creò quando il nostro Universo
divenne, finalmente, trasparente alla luce (prima
era così denso che non c’era verso, nemmeno i
fotoni potevano fluire tranquilli).
La radiazione cosmica di fondo è una complessa
intelaiatura che è anche un formidabile campo di
prova per le varie teorie cosmologiche, per le
nostre prove di comprensione della struttura del
mondo. Le teorie dunque sono chiamate ad
accordarsi con quanto oggi “vediamo” tramite
satelliti come Planck, e questo pone fortissime

“costrizioni”, che sono a loro volta cogenti
indicazioni. Di quel che c’è, e quel che non c’è.
Soprattutto, di quanto sia sorprendente questo
Universo, in cui viviamo. La più recente analisi di
questi dati, infatti, conferma ora e ancora che la
maggior parte dell’Universo è fatta di qualcosa
che non conosciamo, la elusiva “energia oscura”. E
non è tutto: anche la maggior parte della materia,
è materia che non conosciamo, anch’essa detta
“oscura”, appunto.

Insomma l’Universo, questo Universo – nato, e lo
sappiamo proprio da questi dati, 13,8 miliardi di
anni fa – continua a stupirci con la sua formidabile
carica di mistero. È così davvero affascinante,
guardarlo, esplorarlo, cercare di capirlo. Perché
quel poco che sappiamo (ed è già moltissimo) si
immerge in un mare magnum di cose che ancora
non sappiamo. Ma che siamo invitati a esplorare,
ogni giorno di più.
E le sorprese – questo sì, lo sappiamo – non
mancheranno.

Crediti: ESA.
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