Coelum Astronomia - #225 - 2018

(Joyce) #1

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raccoglieva tutti i dati raccolti durante l’intera
durata della missione, dunque in totale otto
survey dell’intero cielo. Oltre ai dati in
temperatura, conteneva anche i dati in
polarizzazione, ma erano accompagnati da
un’avvertenza. «Sentivamo che la qualità di alcuni
dei dati di polarizzazione non era buona al punto
da poterli impiegare per la cosmologia», ricorda
Tauber. Ovviamente ciò non ha impedito di usarli
per tale scopo, aggiunge, ma alcune delle
conclusioni alle quali si poteva giungere all’epoca
avrebbero richiesto ulteriori conferme, ed erano
dunque da maneggiare con cautela.
Proprio in questo consiste la grande novità della
release finale del 2018. Ora che il consorzio di
Planck ha completato una nuova elaborazione dei
dati, gli scienziati hanno adesso la certezza che
sia la temperatura sia la polarizzazione sono
determinate in modo accurato. «Finalmente
possiamo elaborare un modello cosmologico
basato esclusivamente sulla temperatura, o
esclusivamente sulla polarizzazione, o infine sia
sulla temperatura che sulla polarizzazione. E tutti e
tre corrispondono», afferma Reno Mandolesi.
«Dal 2015 a oggi, altri esperimenti hanno raccolto
ulteriori dati astrofisici, e nuove analisi
cosmologiche sono state condotte, combinando le
osservazioni della CMB a piccole scale con quelle di
galassie, ammassi di galassie e supernove. Nella
maggior parte dei casi hanno rafforzato i risultati di
Planck e il modello cosmologico sostenuto da


Planck», spiega Jean-Loup Puget dell’Istituto di
astrofisica spaziale di Orsay (Francia), PI dello
strumento HFI (High Frequency Instrument) di
Planck.

«Si conclude una missione di grande successo, che,
fra i tanti obiettivi raggiunti, ha principalmente
contribuito alla validazione del modello standard
della cosmologia», commenta Barbara Negri,
responsabile dell’Unità esplorazione e
osservazione dell’universo dell’ASI.

Una significativa presenza italiana


Lanciato il 14 maggio 2009 dall'Agenzia Spaziale
Europea (ESA), il telescopio spaziale Planck è il
frutto di una collaborazione internazionale che
vede coinvolti oltre cento istituti di ricerca fra
Europa, Stati Uniti e Canada.
L’Italia ha partecipato in maniera significativa alla
missione con un finanziamento dell'Agenzia
Spaziale Italiana (ASI) e con i contributi scientifici
dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Italiani
sono la progettazione e la realizzazione dello
strumento LFI, uno strumento in grado di rilevare


segnali dell'ordine del milionesimo di grado, e lo
sviluppo del sottosistema di pre-amplificazione
criogenica per il secondo strumento HFI.
Un italiano è anche il principal investigator (PI) di
LFI, Reno Mandolesi, dell’Università di Ferrara e
associato INAF mentre il responsabile per la parte
italiana è l'astrofisico Paolo de Bernardis
dell'Università “La Sapienza” di Roma.
per la partecipazione allo strumento HFI, e ha
finanziato l’industria italiana per lo sviluppo della
strumentazione scientifica.

Sotto. Una rappresentazione artistica del
satellite Planck. Crediti: ESA.
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