Coelum Astronomia - #225 - 2018

(Joyce) #1

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Crediti: ESA/Planck Collaboration

da scoprire», dice Marco Bersanelli dell’Università
di Milano, vice PI dello strumento LFI. Per “Nuova
fisica” s’intende che particelle o forze esotiche
potrebbero influenzare i risultati.
Tuttavia, per quanto si tratti di una prospettiva
emozionante, gli stessi risultati di Planck pongono
forti vincoli a questa linea di pensiero, proprio
perché si adattano così bene alla maggior parte
delle osservazioni.


«È molto difficile includere una nuova fisica che
allevi la tensione riuscendo, al tempo stesso, a
mantenere la descrizione precisa offerta dal
modello standard per tutto il resto, che già
corrisponde», spiega François Bouchet
dell’Istituto di astrofisica spaziale di Orsay, vice
PIdello strumento HFI.


Di conseguenza, nessuno è al momento in grado di
fornire una spiegazione soddisfacente per le
differenze tra le due misurazioni, e il punto
interrogativo rimane.

«Meglio, per ora, non entusiasmarci troppo alla
possibilità di nuova fisica: potrebbe benissimo
essere che la discrepanza, relativamente piccola,
possa essere spiegata da una combinazione di
piccoli errori ed effetti locali. Dobbiamo
comunque continuare a migliorare le nostre
misurazioni e pensare a modi migliori per
spiegarla», conclude Tauber.

Questa è dunque l’eredità di Planck: con il suo
universo quasi perfetto, la missione ha offerto ai
ricercatori una conferma dei loro modelli,
lasciando al tempo stesso alcuni dettagli irrisolti
sui quali cimentarsi. In altre parole: il meglio di
entrambi i mondi.

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