Coelum Astronomia - #225 - 2018

(Joyce) #1

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microorganismi che, trasportati dalle correnti,
sopravvivono nell’atmosfera a decine di
chilometri dal suolo, ma anche batteri che
prosperano in condizioni estreme di temperatura
e pressione, in assenza di ossigeno, in ambienti
fortemente acidi o alcalini. La vita, insomma,
almeno sul nostro pianeta, ha saputo adattarsi
anche alle condizioni apparentemente più
avverse. Non è impossibile, quindi, che anche su
Venere la vita abbia trovato una sua strada, basata
magari su una biologia diversa da quella
sviluppatasi sul nostro pianeta.


Ma quali indizi abbiamo che l’ipotesi proposta da
Limaye e colleghi non sia pura e semplice
speculazione? In verità, almeno due.


In primo luogo è molto probabile che Venere,
all’inizio della sua storia, abbia avuto un clima più
ospitale rispetto a quello attuale
e favorevole alla vita per almeno
750 milioni di anni, con la
presenza di acqua liquida in
superficie per circa 2 miliardi di
anni. Questo passato “liquido” è
supportato dal raffronto tra il
rapporto deuterio/idrogeno
nell’atmosfera di Venere e quello
dell’atmosfera terrestre: dal
confronto emerge che, così come
c’è acqua sulla Terra, in passato
deve esserci stata acqua liquida
anche sulla superficie di Venere.
Se dunque il nostro pianeta
gemello è probabilmente
risultato abitabile per centinaia
di milioni di anni, è possibile che
si siano evolute semplici forme di
vita primitive, le quali, una volta


divenuta inabitabile la superficie, si possono
essere trasferite nell’atmosfera grazie alle
correnti ascensionali, trovando nello strato
inferiore delle nuvole venusiane un habitat adatto
a garantire la sopravvivenza.

Il secondo indizio deriva da osservazioni
nell’ultravioletto che risalgono indietro nel
tempo fino al 1928. Se si osserva Venere nella
luce visibile, si vede un mondo completamente
ricoperto da una spessa e indistinta coltre
nuvolosa, che non lascia trapelare alcuna
caratteristica distintiva, né dell’atmosfera né della
superficie. Le cose cambiano, invece, se si osserva
il pianeta nell’ultravioletto e nell’infrarosso, come
ha fatto di recente la sonda Akatsuki dell’agenzia
spaziale giapponese JAXA, producendo una serie
di spettacolari immagini.
In queste lunghezze d’onda, l’atmosfera di Venere

A destra. Un dettaglio sui
misteriosi filamenti osservati sul
lato notturno di Venere grazie
allo strumento VIRTIS installato
sulla sonda Venus Express
dell'ESA.
Crediti: ESA, S. Naito, R. Hueso e J.
Peralta

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