Coelum Astronomia - #225 - 2018

(Joyce) #1

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Sopra. Lo schema illustra l’ipotesi presentata dagli autori dello studio: sfruttando le correnti ascensionali
create dalle cosiddette onde di gravità in presenza di rilievi montuosi, vaste colonie di batteri hanno
raggiunto gli strati inferiori delle nuvole di Venere, sopravvivendo in un ambiente molto acido e privo di
ossigeno, ricco di composti dello zolfo e del ferro (Limaye Sanjay S. et al., Astrobiology,
http://doi.org/10.1089/ast.2017.1783).

Proprio nel dibattito sulla natura degli ignoti
composti assorbenti si inserisce lo studio di
Limaye e colleghi. L’ipotesi proposta da questi
autori è che l’assorbimento della luce solare in
quelle lunghezze d’onda sia determinato da
miliardi e miliardi di organismi viventi
unicellulari, che fluttuano tra le nuvole di Venere.
Se le cose stessero così, allora i composti
assorbenti osservati da satelliti e telescopi
potrebbero essere pigmenti fotosintetici, come la
clorofilla e la ficocianina qui sulla Terra, che gli
organismi unicellulari venusiani usano per il loro
metabolismo, per trasformare cioè la luce solare
in energia.


Pare infatti che diverse molecole biologiche
terrestri abbiano firme spettrali sovrapponibili a
quelle dei composti assorbenti trovati
nell’atmosfera di Venere. Scrivono a tal proposito
Limaye e colleghi:
«Se le nuvole di Venere ospitano davvero una


biologia, allora questi materiali biotici potrebbero
esibire potenzialmente firme spettrali che
combaciano con quelle delle nuvole di Venere. Per
esempio, i contrasti osservati a 270, 283, 365, 410
e 430 nm (Pioneer, Akatsuki, Galileo e MESSENGER)
sono simili in modo allettante alle proprietà di
assorbimento di molecole biologiche terrestri, che
hanno picchi di assorbimento a lunghezze d’onda
che attraversano le regioni dello spettro
elettromagnetico dall’ultravioletto al visibile».

C’è in particolare un microorganismo terrestre che
sembra fatto apposta per vivere tra le nuvole di
Venere, non solo per la sua firma spettrale, ma
anche per il suo metabolismo. È l’Acidithiobacillus
ferrooxidans, un proteobatterio che appartiene
allo stesso phylum di patogeni piuttosto
famigerati come Escherichia coli, Salmonella typhi,
Vibrio cholerae ed Helicobacter pylori.
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