Coelum Astronomia - #225 - 2018

(Joyce) #1

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Sopra. La struttura interna delle ali di VAMP e la direzione di espansione (Kristen Griffin, Venus Atmospheric
Maneuverable Platform (VAMP)).

Sopra. Dopo l’inserzione nell’orbita di Venere, l’orbiter rilascerà VAMP, che dovrà aprirsi come una sorta di
ventaglio (Kristen Griffin, Venus Atmospheric Maneuverable Platform (VAMP))


L’idea alla base di questa ipotetica missione
consiste infatti nel lancio di due elementi
collegati, che si separeranno solo dopo
l’inserzione nell’orbita di Venere: VAMP, che
planerà verso la copertura nuvolosa del pianeta, e
un orbiter, che avrà il compito di sorvegliare la
missione dall’alto, fungendo da ponte di
comunicazione tra l’aereo e la Terra.

A causa del coefficiente balistico volutamente
molto basso, VAMP non avrà bisogno di uno scudo
termico per sopravvivere all’ingresso
nell’atmosfera di Venere. Le sezioni anteriori
rinforzate saranno più che sufficienti a resistere al
calore generato dall’attrito con l’aria, che,
distribuito sull’ampia metratura della superficie
d’ingresso, non supererà mai i 1.000 °C.

Una volta penetrato nell’atmosfera, VAMP,
rallentato enormemente dall’attrito, planerà fino
alla quota operativa, alla quale avverrà la
transizione alla fase di volo attivo. L’aereo
disporrà infatti di due eliche anteriori
movimentate da motori elettrici alimentati
dall’energia fornita da una griglia di celle solari
che dovrebbero essere in grado di fornire più di 8
kW di potenza. Grazie alla presenza di timone e
alettoni, il velivolo sarà completamente
manovrabile nelle tre direzioni spaziali,
permettendo così la massima libertà di
movimento.

Il piano operativo della sonda prevede due tipi di
funzionamento: uno passivo, in cui VAMP planerà
fino a una quota minima di 50–52 km dal suolo
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