Coelum Astronomia - #227 - 2018

(Martin Jones) #1

(^38) COELUM ASTRONOMIA
Prove tecniche di avvicinamento
Sulla sinistra i siti candidati in ultima analisi L08, L07 e M04. Il cerchio rosso, a destra, indica la regione
denominata L08-B, risultata la più adatta tra le tre. L’immagine è stata ripresa dalla ONC-T (Optical Navigation
Camera – Telescopic) da una distanza di circa 3 km il 12 settembre scorso, durante il test di atterraggio che,
come sappiamo, non è andato a buon fine. Crediti: JAXA, University of Tokyo, Kochi University, Rikkyo
University, Nagoya University, Chiba Institute of Technology, Meiji University, University of Aizu, AIST).
Il team giapponese della missione ha poi
continuato l’analisi dei dati in arrivo dai rover e
dalla sonda stessa, per cercare il punto migliore
per iniziare la prossima fase della missione, la
sonda infatti si sta allenando per tentare la
discesa per il recupero di materiale appena sotto
la superficie dell’asteroide, materiale primordiale
conservato e trasportato dagli asteroidi fin dalle
prime fasi di formazione del nostro Sistema
Solare. Ma ecco i primi imprevisti.
Il 14 ottobre, la Jaxa annuncia il posticipo della
prima discesa della sonda, dall’ottobre di
quest’anno a dopo il gennaio del 2019. Le ragioni
principali sono due: quanto si è scoperto della
struttura e della composizione della superficie
dell'asteroide e l’aumentata conoscenza delle
reali capacità di guida e precisione della sonda.
Già avvicinandosi all’asteroide si è visto che la sua
superficie risulta particolarmente irregolare, con
grossi massi che affiorano e l’assenza di zone
pianeggianti. Grazie poi anche a un’analisi
preliminare dei dati di Mascot e dei Minerva II-1, è
stata evidenziata la totale assenza di polvere.
Praticamente Ryugu è uno scoglio spaziale, anzi
un agglomerato di scogli. Non solo, probabilmente
proprio la composizione inaspettata del terreno, e
quindi la sua albedo, è il fattore che ha portato
all’errore di misura della sonda nel primo test di
discesa (TD1-R1), effettuato tra il 10 e il 12
settembre, in cui l’altimetro laser della sonda
(LIDAR) è stato ingannato forse proprio dalla
riflettanza del suolo, e non ha innescato il
passaggio tra due modalità di misurazione
dell’altitudine, da lontano e da vicino, del LRF (il
Laser Range Finger, utilizzato dalla sonda per
misure vicino alla superficie) obbligando la
Hayabusa2 a fermarsi a 600 metri di altezza.
Tutto questo ha reso difficile la scelta dell’area per
il primo touch down della sonda e richiesto
ulteriori test per la strumentazione coinvolta
nell’avvicinamento.
La zona di discesa richiede l’assenza di massi che
sporgano più di 50 cm e tra le tre individuate in
precedenza è stata scelta quella indicata dalla
sigla L08-B. Purtroppo però l’area (che vediamo
nel cerchio rosso nell’immagine sotto) ha un
diametro di soli 20 metri... contro i 100 metri
richiesti inizialmente. Non ampia quanto si
sperava ma comunque al momento la miglior
candidata.

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