Coelum Astronomia - #227 - 2018

(Martin Jones) #1

(^46) COELUM ASTRONOMIA
Queste stelle possono essere discriminate in base
alla temperatura e all’intervallo di lunghezze
d’onda di cui è composto il loro spettro di
emissione. La temperatura per le stelle di tipo F
varia fra 6.000 K e 7.500 K, quella delle stelle G
tra 4.900 K e 6.000 K, per le stelle di tipo K fra
3.500 K e 4.900 K e infine per le stelle di tipo M
tra 2.700 K e 3.500 K. Per avere un riferimento, la
temperatura del Sole è pari a 5.777 K.
Molti studi hanno identificato nelle stelle M
buone candidate per la ricerca di pianeti con
condizioni compatibili con l’evoluzione della vita



  • almeno come la conosciamo noi. Infatti, essendo
    mediamente le più fredde dei quattro tipi indicati
    sopra, hanno una zona di abitabilità più vicina alla
    stella e quindi meglio indagabile con gli strumenti
    astronomici (più fredda è la stella più vicino deve
    essere il pianeta per poter mantenere, oltre al
    resto, l’acqua allo stato liquido). In più, le stelle M


sono anche le più longeve e, considerato anche il
loro alto numero, sono quelle ad avere
statisticamente una probabilità più alta di ospitare
pianeti attorno ad esse. Alcune di queste stelle
raggiungono la veneranda età di quasi 10 miliardi
di anni, lasciando quindi tutto il tempo alla vita di
potersi sviluppare!
Pur rappresentando un limite inferiore, esiste
anche un rovescio della medaglia. Le stelle di tipo
M sono normalmente soggette a eruzioni di
plasma chiamate flares, che sono parte integrante
della natura di questi oggetti celesti e che
risulterebbero fortemente dannosi per la vita.
Inoltre, la componente non ultravioletta dello
spettro delle stelle M è particolarmente debole,
risultando un limite per i foto-processi prebiotici.
Nonostante questo, però, rimangono fra i migliori
candidati attorno a cui cercare la vita.

Violenti superflare flagellano i pianeti attorno
alle giovani nane rosse
Le stelle della categoria delle nane rosse sono il
tipo più comune nell'universo: sono stelle di taglia
piccola che possono vivere per numerosi miliardi
di anni prima di esaurire il loro carburante.
Proprio per via di questa loro longevità, gli
ipotetici pianeti posti nelle loro orbite (almeno
quelli abbastanza vicini da beneficiare del calore
proveniente dalla stella) sono considerati luoghi
privilegiati per lo sviluppo della vita. Tuttavia, un
nuovo studio pubblicato recentemente su The
Astrophysical Journal indica come queste stelle
tendano ad essere piuttosto violente nei confronti
degli inquilini planetari posti nelle loro vicinanze.

Secondo lo studio, le nane rosse, soprattutto le
più giovani, emettono frequentemente dei
superflare tra i più formidabili mai osservati,
emettendo da 100 a 1.000 volte più energia
rispetto alle loro controparti più anziane. Le
emissioni di queste piccole e giovani stelle sono
così potenti da surclassare di gran lunga i
brillamenti medi del nostro Sole. Ovviamente si
tratta di un problema non trascurabile per

qualsiasi forma di vita tenti di svilupparsi sui
pianeti posti nelle loro vicinanze, costantemente
investiti da enormi flussi radioattivi.

Gli autori dello studio stanno ora conducendo una
survey con il Telescopio Spaziale Hubble chiamata
HAZMAT acronimo di "HAbitable Zones and M
dwarf Activity across Time" ossia "Zone abitabili e
attività delle stelle nane di tipo M nel tempo". «
L'obiettivo del programma HAZMAT è quello di
comprendere l'abitabilità dei pianeti attorno alle
stelle di piccola massa», spiega Evgenya Shkolnik,
principal investigator del progetto HAZMAT. «
Queste stelle di piccola massa sono di
fondamentale importanza per comprendere le
atmosfere planetarie».

Tre stelle su quattro nella Via Lattea (ma
probabilmente nell'intero cosmo) sono nane rosse,
che vengono comunemente chiamate "nane di
tipo M". Poiché queste stelle sono così
abbondanti, gli astronomi ritengono che,
statisticamente, la maggior parte degli esopianeti
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