Coelum Astronomia - #227 - 2018

(Martin Jones) #1

(^56) COELUM ASTRONOMIA
A circa 30 ormai dalla scoperta del primo pianeta
extrasolare, la ricerca di pianeti esterni al nostro
Sistema Solare (per questo definiti “extrasolari” o
“esopianeti”) sta vivendo in questi ultimi anni un
vero momento di gloria, con un boom di scoperte
rese possibili anche dalla sempre più nutrita flotta
di Osservatori spaziali (e terrestri) impegnati con
costanza in questa entusiasmante ricerca. Nel
tempo sono emersi i profili di pianeti davvero
particolari, con caratteristiche uniche e
stravaganti. La speranza è sempre quella di
riuscire ad individuare dei pianeti gemelli della
nostra Terra, una ricerca che ha già dato i primi
frutti sebbene risulti molto complessa, per via
delle dimensioni ridotte dei pianeti rocciosi.
Secondo i dati più aggiornati, sono esattamente
3.791 i pianeti extrasolari confermati, cioè pianeti
la cui scoperta è da ritenersi scientificamente
convalidata. Guardando al nostro Sistema Solare,
una delle caratteristiche che più salta agli occhi è
la presenza di un numero consistente di lune, a
formare i sistemi complessi dei pianeti gassosi
della regione esterna del nostro sistema
planetario. Talvolta queste lune si sono
dimostrare anche più interessanti dei pianeti
stessi attorno cui esse orbitano. È lecito dunque
chiedersi se anche attorno ai pianeti extrasolari
possano orbitare dei satelliti. Ma, a fronte del gran
numero di esopianeti individuati, che sappiamo
trovarsi in orbita intorno ad altre stelle, non esiste
in letteratura alcuna luna extrasolare, o esoluna,
confermata, scoperta in orbita intorno ad almeno
uno di quei 3.791 pianeti. Come mai?
Il motivo è semplice e cioè che scoprire lune
extrasolari è molto più difficile che scoprire
esopianeti! Se tali lune esistono, sono certamente
più piccole e meno massicce dei pianeti.
Sono quindi difficili da trovare a causa delle loro
dimensioni, minori rispetto al pianeta compagno
ma anche perché cambiano posizione a ogni
transito, orbitando intorno al pianeta. Inoltre, i
pianeti candidati ideali ad ospitare esolune si
muovono su grandi orbite, con tempi di transito
lunghi e poco frequenti.
Ciò vuol dire che i due metodi principali con i
quali vengono individuati i corpi planetari al di
fuori del Sistema Solare — il metodo dei transiti
e quello delle velocità radiali — non sono adatti a
trovare segnali sufficientemente chiari della
presenza di corpi minori come le esolune.
Ma la caccia alle esolune è appena stata aperta e
non stupisce che questa prima candidata esoluna
abbia dimensioni nettuniane, più facili da
individuare.
Una rappresentazione artistica del Telescopio
Spaziale Kepler, il cacciatore di esopianeti della
NASA. Crediti: NASA

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