Coelum Astronomia - #228 - 2018

(Rick Simeone) #1

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«Trovare un progenitore autentico di una
supernova Ic è un grande premio per chi cerca
questo tipo di oggetti» ha dichiarato Van Dyk. «
Ora, per la prima volta, abbiamo un candidato
chiaramente identificato».
«Siamo stati fortunati perché la supernova era
vicina e molto luminosa, da 5 a 10 volte più
luminosa rispetto alle altre supernove di tipo Ic
» ha spiegato Kilpatrick, «il che potrebbe aver
reso il progenitore più facile da trovare. Sembra
che la maggior parte delle supernove di tipo Ic
siano meno massicce e quindi meno luminose, e
questo è il motivo per cui non siamo stati in grado
di trovarle».


Quello che si pensava infatti, era che, essendo le
supernovae di Tipo Ic carenti di idrogeno e elio,
provenissero da stelle così grosse, in grado di
espellere questi materiali con violenti venti
stellari, prima di esplodere in supernovae. Cosa
che però avrebbe richiesto appunto progenitrici
particolarmente massicce e luminose, che invece
non sono mai state individuate. Troppo lontane
per i nostri telescopi o piuttosto sistemi stellari
più modesti ma costituiti da stelle così vicine da
permettere alla componente più
piccola di spogliare quella più
grande da tali materiali?


Purtroppo però l'immagine di
Hubble non è a sufficiente
risoluzione da dirimere la cosa.
Questa scoperta non solo potrebbe
colmare alcune lacune nella nostra
conoscenza di come le stelle si
comportino quando raggiungono la
fine della loro vita, ma potrebbe
fornire anche agli astronomi
l'opportunità di saperne di più sui
processi di formazione e di
evoluzione delle stelle nel nostro
Universo. Quando i telescopi di
prossima generazione saranno
disponibili, sarà possibile ottenere
informazioni vitali per chiarire
queste questioni.


«Chiarire questi due possibili scenari che
porterebbero alla formazione di supernove di tipo
Ic ha un impatto sulla nostra comprensione
dell'evoluzione e della formazione stellare,
incluso il modo in cui le masse di stelle sono
distribuite quando nascono e quante stelle si
formano nei sistemi binari interagenti», conclude
Ori Fox, ricercatore presso il Space Telescope
Science Institute (STScI) di Baltimore.

I condizionali sono d’obbligo, le due squadre
potranno infatti confermare l'identità della stella
progenitrice solo quando la supernova affievolirà,
nell’arco di circa due anni. In questo momento, la
speranza è di poter utilizzare il James Webb Space
Telescope (JWST) della NASA, il cui lancio è
programmato nel 2021, per riuscire a vedere se la
stella progenitrice della SN 2017ein sia svanita
oppure se abbia almeno significativamente
abbassato la sua luminosità e per poter studiare le
stelle nei suoi dintorni per compiere misurazioni
più accurate relative alla sua luminosità e massa.
Sotto. Immagine ripresa da Hubble della supernova
SN 2017ein; nel riquadro a sinistra, la stessa zona di
cielo nel 2007. Crediti: NASA/ESA/ S. Van Dyk
(Caltech)/W. Li (University of California)
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