InSight è arrivato, la “talpa” è su Marte
di Marco Malaspina - Media INAF
Sono le 20:52:59 ora italiana di lunedì 26
novembre quando, dalla regione equatoriale del
Pianeta Rosso nota come Elysium Planitia, arriva
l’agognato segnale: la terrificante sequenza di
atterraggio soprannominata ”i sette minuti di
terrore” – e chi fra voi l’ha seguita in diretta non
farà fatica a intuirne il motivo – si è conclusa
correttamente. L’entusiasmo, al centro di controllo
NASA, è incontenibile. «Oggi siamo atterrati con
successo su Marte per l’ottava volta nella
storia dell’umanità», commenta a caldo Jim
Bridenstine, l’amministratore della NASA.
Otto volte a fronte di un cospicuo numero di
fallimenti, a riprova della difficoltà estrema di
questa manovra. Ma ancora non è finita, anzi: lamissione, dal punto di vista della scienza, ha inizio
da questo momento. «InSight studierà l’interno di
Marte», spiega Bridenstine. Ed è in quell’interno
che si gioca la scommessa più grande: per
raggiungerlo, InSight dovrà scavare come nessuno
ha mai fatto prima in un mondo al di fuori della
Terra.
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CoelumA destra. Ecco la prima immagine inviata da
InSight da Marte: la fotocamera è ancora protetta
dal coperchio che nella fase di atterraggio si è
ricoperto di particelle di polvere. Questo
coperchio sarà espulso più tardi, non appena la
polvere si sarà depositata al suolo in modo da
scattare immagini nitide e pulite.
Crediti: NASA/JPL.
Sotto. L’entusiasmo dei tecnici della missione al
Jet Propulsion Laboratory della NASA, a
Pasadena, alla ricezione del segnale che
conferma l’avvenuto atterraggio.
Crediti: NASA/JPL-Caltech.