Coelum Astronomia - #228 - 2018

(Rick Simeone) #1

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Riprendiamo da dove ci eravamo interrotti, analizzando in dettaglio le tre
tipologie di biofirme identificate (gassose, di superficie e temporali), pur non
esistendo ancora un approccio universale che porti a una classificazione
definitiva, e valutiamone l’affidabilità... Sono sempre indicatori di vita o
potrebbero esserci fenomeni non biologici alla loro origine che possono
trarre in errore i ricercatori?


Biofirme gassose


I telescopi e gli strumenti che abbiamo oggi a
disposizione ci consentono fortunatamente di
indagare sulle caratteristiche di numerosi
pianeti extrasolari. La futura generazione di
grandi telescopi terrestri o il futuro
Telescopio Spaziale James Webb (JWST)
amplieranno queste capacità, in particolare
per ciò che riguarda l’analisi delle atmosfere
esoplanetarie, lo studio delle quali ci
consentirà di stabilire anche l’eventuale
presenza di tracce di vita.
A tal proposito risultano di fondamentale
importanza le biosignatures di tipo gassoso.
Queste possono essere direttamente prodotte
da esseri viventi o essere il risultato della
rielaborazione dei prodotti biologici. Un
esempio per tutti è l’ossigeno prodotto dalla
fotosintesi delle piante, confrontato con
l’ozono prodotto dalle reazioni fotochimiche
dell’ossigeno nella stratosfera. Gli organismi
fotosintetici come le piante, le alghe e i
cianobatteri, usano l’energia del Sole per
scindere l’acqua in modo da produrre
biomassa, utilizzando anidride carbonica
(CO 2 ) e producendo ossigeno molecolare (O 2 )


come prodotto di scarto.
Non è sempre vero però che questi gas,
rilevati attraverso l’analisi spettroscopica,
siano derivanti effettivamente da processi che
coinvolgono la vita. Molte volte infatti, essi
possono essere il risultato di processi
geologici o di altra natura, conducendo
l’osservatore inesperto a cosiddetti “falsi
positivi”.

Dallo studio delle molecole più
rappresentative della presenza di organismi
viventi è stata generata una mappa di
elementi che includono ossigeno molecolare
(O 2 ), ozono (O 3 ), ossido nitroso (N 2 O), metano
(CH 4 ), clorometano (CH 3 Cl), etano (C 2 H 6 ),
ammoniaca (NH 3 ), dimetilsolfuro (DMS),
dimetildisolfuro (DMDS) e il metantiolo
(CH 3 SH).

L’ozono come biosignature è stato proposto
per via della sua stretta connessione con
l’ossigeno molecolare (ne è infatti un
sottoprodotto dovuto alle reazioni
fotochimiche nella stratosfera).
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