Coelum Astronomia - #229 - 2019

(Ben Green) #1

(^12) COELUM ASTRONOMIA
Bow Shock per la cometa di Rosetta
di Giuseppe Fiasconaro – Media INAF
Il termine inglese "Bow Shock" indica l’onda
d’urto di forma arcuata che si manifesta quando il
vento solare si scontra con la ionosfera di comete
orbitanti attorno al Sole. Ora sappiamo cosa
succede quando una simile onda d’urto si forma
attorno alla cometa 67P/Churyumov-
Gerasimenko, la cometa studiata dalla missione
Rosetta dell'ESA. Un gruppo di ricercatori,
utilizzando i dati prodotti dalla sonda, è riuscito a
rilevare tale onda d'urto proprio mentre prendeva
forma – ed è la prima volta.
Rosetta ha cercato segni di tali onde d’urto nei
due anni di missione compresi tra il 2014 al 2016,
senza però aver mai trovato nulla, o meglio, così
sembrava. «Abbiamo cercato una classica onda
d’urto in una parte di spazio nella quale ci
aspettavamo di trovarla, ma non ce n’era traccia»,
ricorda Herbert Gunnel del Royal Belgian Institute
for Space Aeronomy e primo autore dell’articolo.
Ma a ben guardare sembra
proprio che Rosetta un’onda
d’urto l’avesse in realtà
osservata: un’onda d’urto
neonata, in formazione. È
emersa, circa 50 volte più vicino
al nucleo della cometa di quanto
previsto, da una nuova analisi
dei dati e ne sono state
osservate addirittura due: una
cominciava a formarsi quando la
cometa si avvicinava al
perielio – il punto della sua
orbita più vicino al Sole –
trovata nei dati del 7 marzo
2015, e un’altra all’afelio, il 24
febbraio 2016.
«La prima fase dello sviluppo di
un’onda d’urto attorno a una
cometa non era mai stata
“osservata” prima di Rosetta»,
dice Charlotte Goetz dell’Istituto di geofisica e
fisica extraterrestre di Braunschweig, in Germania,
e co-autrice dell’articolo. «L’onda d’urto neonata
che abbiamo individuato nei dati del 2015 si
sarebbe successivamente evoluta fino a diventare
un’onda d’urto completamente sviluppata mentre
la cometa si avvicinava al Sole e diventava più
attiva – non l’abbiamo vista nei dati prodotti da
Rosetta perché la sonda era in quel momento
troppo vicino alla cometa per rilevare l’onda
d’urto ‘adulta’. Quando Rosetta l’ha intercettata di
nuovo, nel 2016, la cometa stava allontanandosi
dal Sole, quindi l’onda che abbiamo visto era nello
stesso stato, ma in dissolvenza piuttosto che in
formazione.
Per una panoramica sulla missione Rosetta
leggi lo speciale pubblicato su Coelum
astronomia n. 204
Sotto. L’onda d’urto (bow shock) mentre prende forma vicino
la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Crediti: Esa

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