http://www.lescienze.it Le Scienze 37
Il gioco
dei numeri
MATEMATICA
Gli oggetti matematici esistono o sono pure finzioni?
I filosofi hanno opinioni discordanti
di Kelsey Houston-Edwards
Certo, capisco che cosa intendono. Quando l’insegnante chie-
de se 7 è un numero primo, la risposta è senz’altro «sì». Per defini-
zione, un numero primo è un numero intero maggiore di 1 che sia
divisibile solo per sé stesso e per 1, come 2, 3, 5, 7, 11, 13 e così via.
Qualsiasi insegnante di matematica, in qualsiasi parte del mon-
do, in qualsiasi momento delle ultime migliaia di anni, considererà
corretta l’affermazione «7 è primo» e sbagliata «7 non è primo». Po-
che altre discipline possono raggiungere questa incredibile una-
nimità. Però se chiediamo a 100 matematici da dove deriva la veri-
tà di un’affermazione matematica, otterremo 100 risposte diverse.
Forse il numero 7 esiste realmente come oggetto astratto, e la pri-
malità è una delle caratteristiche di questo oggetto. Oppure po-
trebbe essere parte di un complicatissimo gioco ideato dai mate-
matici. In altre parole, i matematici concordano in misura notevole
sul fatto che un’affermazione sia vera o falsa, ma non concordano
su quale sia esattamente l’oggetto di questa affermazione.
Un aspetto della controversia è la semplice domanda filosofica
se la matematica sia stata scoperta dagli esseri umani o se l’abbia-
mo inventata. Forse 7 è un oggetto reale, che esiste indipendente-
mente da noi, e i matematici scoprono fatti che lo riguardano. Op-
pure potrebbe essere un frutto della nostra immaginazione la cui
definizione e le cui proprietà sono flessibili. Fare matematica, di
fatto, incoraggia una sorta di doppia prospettiva filosofica, in cui
la matematica è trattata sia come inventata sia come scoperta.
Tutto questo mi ricorda l’improvvisazione teatrale. I matema-
tici inventano un’ambientazione con una manciata di personag-
gi, od oggetti, e alcune regole di interazione, poi osservano come si
evolve la trama. Gli attori sviluppano rapidamente personalità e re-
lazioni sorprendenti, slegate da quelle che avevano in mente i ma-
tematici. Ma indipendentemente da chi dirige la pièce l’epilogo è
sempre lo stesso. Anche in un sistema caotico, i cui finali possono
differire enormemente, identiche condizioni iniziali porteranno
sempre a un identico punto finale. È questa inevitabilità che con-
ferisce alla matematica la sua enorme coesione. Dietro le quinte so-
no nascoste domande difficili sulla natura fondamentale degli og-
getti matematici e sull’acquisizione della conoscenza matematica.
Commedia in tre atti
Come facciamo a sapere se un’affermazione matematica è cor-
retta o meno? A differenza degli scienziati sperimentali, che in ge-
nere cercano di dedurre le leggi della natura dalle osservazioni, i
matematici iniziano con un insieme di oggetti e di regole per poi
trarne rigorosamente le loro deduzioni. Il risultato di questo pro-
cesso deduttivo è una dimostrazione, che spesso passa da fatti più
semplici a fatti più complessi. A prima vista, le dimostrazioni sem-
brano la chiave dell’incredibile unanimità tra i matematici.
Ma le dimostrazioni forniscono solo una verità condizionata,
in cui la verità della conclusione dipende dalla verità delle ipotesi
di partenza. È questo il problema dell’idea diffusa secondo cui l’u-
nanimità tra i matematici deriverebbe dai ragionamenti basati su
Quando dico a qualcuno che sono una matematica, una delle reazioni comuni più curiose è: «La
matematica come materia mi piaceva proprio, perché ogni cosa è o giusta o sbagliata. Non ci
sono né ambiguità né dubbi». A quel punto riesco solo a balbettare; per molti la matematica era
tutt’altro che la materia preferita, e quindi mi dispiace deludere l’entusiasmo, ma la matematica
è piena di incertezze. Solo che le nasconde bene.